"Ora basta con l'autosufficienza" Verso il centrosinistra del futuro

L’elezione a nuovo leader del Pd di Pierluigi Bersani agita le acque del centrosinistra. E un moderato ottimismo comincia a filtrare dalle prime dichiarazioni dei leader dell’intero fronte d’opposizione. Sebbene alcuni principi appaiano assolutamente discriminanti: stop all’autosufficienza, discontinuità con il passato, nuova politica delle alleanze. Sono proprio questi i cardini del pensiero di Fabio Mussi, del coordinamento nazionale di Sinistra e libertà: «Il Pd fin qui è stato un oggetto misterioso, capace di un esordio al 33% e di un seguito al 27%, con la perdita di quattro milioni di voti in un anno. E così la sinistra e il centrosinistra italiani si sono regalati due “anni horribili” ». L’ex ministro del governo Prodi dice di mantenere, comunque, «tutte le riserve di fondo sul metodo delle primarie per designare non candidati a incarichi pubblici, ma dirigenti politici. Il popolo ha voluto dare al Pd una seconda possibilità. E spera evidentemente che venga usata per combattere efficacemente Berlusconi e il suo governo. Bersani sembra volere archiviare le scempiaggini tavolinesche del bipartitismo, del fare “da soli”. Quelle che hanno travestito da maggioritaria un’autentica vocazione minoritaria». Secondo Mussi, ora, «c’è un problema innanzitutto: liberare l’Italia non berlusconiana dalla tossicodipendenza dall’agenda della destra berlusconiana ». Netta anche la posizione di Oliviero Diliberto, Pdci: «Bersani ha promesso agli italiani e alla sinistra italiana di tornare a un sistema di alleanze. E senza alleanze Berlusconi governa per i prossimi 50 anni, perché un centrosinistra non può avere una maggioranza se non con un’alleanza larga. Spero che dalle promesse della campagna elettorale si passi ai fatti, perché questo Paese ha bisogno di un’opposizione seria e di una prospettiva». Sulla linea di un’alleanza “larga” si pone anche Paolo Ferrero del Prc. Secco il commento del leader Idv Antonio Di Pietro. «Bersani dimostri quello che vuole fare: se mettersi a dialogare con noi o con Berlusconi Da questa scelta dipenderà il futuro dell’alleanza. Noi vogliamo un’alternativa di governo anche con il Pd, se il Pd si libera di zavorre, lacci e lacciuoli». Decisamente più articolata la posizione di Angelo Bonelli, presidente dei Verdi: «Siamo pronti al confronto, ma da qui a dire che faremo l’alleanza ce ne corre», spiega il leader del Sole che ride. «Il nostro confronto, infatti, sarà tutto programmatico e dovrà affrontare alcuni punti essenziali. Il no al nucleare e una politica energetica innovativa, che punti con forza su rinnovabili ed efficienza energetica. In molte amministrazioni locali il centrosinistra ha fatto a gara con il centrodestra a chi cementificava di più il territorio...». L’ex ministro dello Sviluppo economico fu spesso indicato come uno “sviluppista” poco attento alle tematiche ecologiste. «Ora - risponde Bonelli - occorrerà verificare sul campo quali saranno i contenuti del Pd». Ma l’esito delle primarie ha avuto un’immediata ricaduta anche sul fronte interno. Oltre all’annunciata uscita di Rutelli, arriva anche l’attacco di Emma Bonino: «Mi dispiace - dice la leader radicale eletta nelle liste Democratiche - che dal Pd si parli di alleanze con tutti tranne che con i Radicali. Questo richiede un chiarimento tra le forze politiche visto che è una situazione che c’è stata prima con Veltroni e poi con Franceschini e che certo non può durare in eterno». Il neosegretario, ascoltati i primi cahier de doleances, ha cominciato subito a buttare acqua sul fuoco: «Il Pd assumerà una posizione generosa verso un quadro di alleanze, perché penso a un partito di alternativa». In due parole: «L’Ulivo è un tema da riprendere. Non era solo un’operazione politica, ma c’era il sapore di una grande riscossa civica». Pd, avanti adagio. Se con brio, si vedrà.
© 2009 Radicali italiani. Tutti i diritti riservati
SEGUICI
SU
FACEBOOK
SU
- Login to post comments