Opposizione in deficit di fiducia

Dalla Rassegna stampa

APiazza San Giovanni sabato scorso è scesa in campo una parte dell’opposizione. È stata una manifestazione significativa, con un buon consenso popolare. Ma l’opposizione parlamentare nel suo complesso non c’era. E tra la prima e la seconda opposizione c’è una distanza notata da più parti.

È parte di questa distanza quel 71% degli elettori che giudica negativamente l’operato dell’opposizione parlamentare, come è emerso nel sondaggio Sole 24 Ore-Ipsos realizzato la scorsa settimana. I giudizi positivi sul governo sono stati il 53%, quelli favorevoli all’opposizione solo il 24 per cento. Una differenza di 29 punti che non corrisponde affatto alla distanza che separa i due schieramenti nelle intenzioni di voto. Infatti Pdl, Lega Nord e Mpa hanno raccolto il 48,8% dei consensi. Le formazioni che vanno da Rifondazione al Pd, includendo i Radicali e Di Pietro, si fermano al 42,7 per cento. In mezzo ci sono l’Udc con il 6% e la neonata Alleanza per l’Italia di Rutelli con l’1,1 per cento. Mettendo insieme l’opposizione di centro e quella di sinistra si arriva al 49,8 per cento. In pratica governo e opposizioni sono alla pari nelle intenzioni di voto ma sono separate da un abisso nel giudizio sul loro operato.
Il paradosso diventa ancora più intrigante quando si vanno a vedere i giudizi espressi nello stesso sondaggio sui maggiori partiti. In questo caso il gradimento per i singoli partiti del centro e della sinistra risale a livelli più accettabili e la distanza con i partiti di governo diminuisce. Infatti il Pd viene giudicato positivamente dal 41% degli intervistati contro il 49% di giudizi positivi per il Pdl. Accade la stessa cosa per gli altri partiti di opposizione. Tutti raccolgono più giudizi negativi che positivi ma i giudizi positivi sono superiori a quelli raccolti dall’opposizione nel suo complesso. In particolare tra i più critici nei confronti del Pd si collocano imprenditori, dirigenti e liberi professionisti che però non appaiono nemmeno tra i più fervidi sostenitori del Pdl.

Il sondaggio non fa distinzioni. Ma Rifondazione, Pd, Idv e Udc sono opposizioni molto diverse tra loro. Proprio per questo motivo però il dato acquista più peso. Il giudizio negativo non si riferisce all’una o all’altra delle diverse opposizioni ma all’opposizione nel suo complesso. È come se per una buona parte dell’elettorato l’opposizione fosse da buttare. E non si tratta del solo elettorato del centroGiudizi espressi con voti tra 1 e 10 (voti positivi 6-10; voti negativi 1-5). Dati in percentuale destra da cui è naturale aspettarsi un giudizio critico. Dentro quel 71% di giudizi negativi sull’operato dell’attuale opposizione c’è una bella fetta di elettori del centro e della sinistra visto che insieme queste due componenti hanno raccolto quasi il 50% delle intenzioni di voto. Questo vuol dire che più della metà di coloro che sono disposti a votare per uno dei partiti del centro-sinistra ha espresso un giudizio critico sull’opposizione. Perché questa differenza così forte? Non esiste un’unica spiegazione. Dentro quel 71% ci sono quelli che hanno manifestato a Piazza San Giovanni sabato scorso e quelli che pensano che non è con la mobilitazione di piazza che si può indebolire il governo. Ma probabilmente più i secondi dei primi. In una democrazia bipolare l’opposizione per essere credibile deve rappresentare una reale alternativa al governo in carica. L’attuale opposizione italiana non lo è perché è divisa. Non c’è alleanza, non c’è programma e non c’è un leader. Ci sono solo i voti, tanti quanti quelli dei partiti di governo. Ma non bastano perché allo stato attuale non sono voti sommabili. Uscito di scena Prodi, l’alternativa a Berlusconi è ancora tutta da costruire.

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