Obama: stop al genocidio nel Darfur

Dalla Rassegna stampa

Con un intervento a tenaglia ieri sia il presidente Barack Obama che il segretario di Stato Hillary Clinton hanno messo sul tavolo una strategia “del bastone e della carota” nei confronti del Sudan. Il rilancio dell’impegno americano è mirato a porre fine alla guerra fra il nord musulmano e il sud cristiano-animista e a chiudere la terribile piaga del Darfur, la regione occidentale del Sudan dove l’Onu stima che dal 2003 a oggi siano morte 300 mila persone negli scontri fra milizie filogovernative e gruppi indipendentisti.
Accompagnata dall’ambasciatrice Usa all’Onu Susan Rice e dall’inviato speciale in Sudan Scott Gration, la signora Clinton ha chiarito che gli Usa offriranno degli «incentivi» al governo di Khartoum, ma solo nel caso in cui si riscontrino progressi sulla questione del Darfur e sulla stabilizzazione del sud. La Clinton ha in particolare insistito sulla necessità che in Sudan si tengano «elezioni credibili», e ha promesso che gli Stati Uniti «vigileranno» affinché esse si svolgano l’anno prossimo, come previsto.
Dal canto suo, il presidente ha accompagnato l’intervento del segretario di Stato ribadendo che bisogna «cercare di porre fine al conflitto, alle violazioni dei diritti umani e al genocidio in Darfur». Obama, che durante la campagna si era detto propenso ad adottare subito sanzioni severe, ha confermato che invece ci saranno degli «incentivi» se il governo del Sudan si impegnerà «a migliorare la situazione e a promuovere la pace». In caso contrario, ha comunque aggiunto, la pressione da parte degli Stati Uniti e della comunità internazionale «sarà incrementata».

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