Obama: Assad ha usato il gas Sarin

Il regime di Assad ha usato le armi chimiche, e gli Stati Uniti hanno deciso di rispondere armando l’opposizione. Una soluzione politica alla crisi resta ancora la via d’uscita preferita da Washington, ma la Casa Bianca è pronta a considerare tutte le ipotesi, inclusa quella dell’intervento militare diretto. L’annuncio è stato fatto ieri da Ben Rhodes, consigliere del presidente Obama per le questioni di sicurezza nazionale, durante una «conferente call» organizzata d’urgenza alle cinque del pomeriggio, quando in Italia erano le undici di sera. Rhodes ha detto che l’intelligence americana ha appena completato una nuova valutazione della situazione in Siria, ed è arrivata alla conclusione che Damasco ha usato le armi chimiche contro i suoi oppositori e contro i civili.
Il consigliere della Casa Bianca ha indicato anche alcuni episodi specifici in cui questi agenti mortali sono stati utilizzati: il 19 marzo vicino ad Aleppo, il 13 aprile nella stessa zona, il 14 maggio a nord di Homs, e il 23 maggio alla periferia di Damasco. Le vittime sono state tra cento e duecento, ma la valutazione è ancora in corso e quindi questo bilancio rappresenta un dato approssimativo. Rhodes ha spiegato che tali azioni da parte di Assad rappresentano una violazione della «linea rossa» tracciata nei mesi scorsi dal presidente Obama, che quindi ha deciso di reagire aumentando il sostegno offerto all’opposizione. Il consigliere ha chiarito che si tratta di appoggio politico, ma anche militare. L’invio di armi è già cominciato, e riguarda forniture che finora non erano mai state concesse ai guerriglieri. Il presidente però non ha tolto alcuna opzione dal tavolo, e quindi non esclude un intervento militare diretto o la creazione di una no fly zone.
Le ragioni che hanno provocato questa accelerazione sono state l’uso delle armi chimiche, ma anche l’aumento del coinvolgimento diretto dell’Iran e di Hezbollah al fianco del regime di Assad. Obama ha informato la comunità internazionale del rapporto stilato dall’intelligence americana, e gli Stati Uniti ne parleranno tanto all’Onu, quanto al G8 della prossima settimana. Rhodes ha detto che anche la Russia è stata messa al corrente della situazione, e Washington si aspetta che questi sviluppi facciano riflettere Mosca sulle sue posizioni. Il consigliere di Obama ha detto che la soluzione preferita per il governo americano sarebbe ancora un accordo politico, da trovare nell’ambito del processo di Ginevra o con altre forme di mediazione. Rhodes però ha chiarito che la condizione irrinunciabile per un’intesa tra le forze di opposizione e quelle governative è l’uscita di scena di Assad. La tensione sulla Siria stava crescendo da giorni, in seguito alla recente avanzata delle forze del regime contro gli oppositori. Proprio mercoledì sera l’ex presidente Bill Clinton aveva criticato Obama, dicendo che in una situazione del genere non si poteva più restare a guardare. La macchina della reazione americana però era già in moto, e il conflitto siriano entra ora nella sua fase finale.
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