Nuovo processo per il consigliere regionale leader dei pensionati e per suo padre - Firme false, Giovine in Appello

Secondo processo penale per Michele Giovine, il consigliere regionale della lista "Pensionati per Cota" già condannato in prima istanza a 2 anni e 8 mesi di carcere per aver falsificato buona parte delle firme di accettazione dei suoi candidati.
L'udienza è fissata per oggi alle 10 nell'aula 50 della Corte d'Appello, con Giovine e il padre Carlo (anche lui condannato in primo grado) in veste di imputati: contro di loro ci sono numerose testimonianze e i tabulati telefonici secondo i quali, nei giorni in cui avrebbero dovuto trovarsi fuori Torino per raccogliere e autenticare le candidature in due piccoli Comuni dove, essendo consiglieri comunali, avrebbero potuto farlo, non si erano mai mossi dalla città.
Anche una robusta perizia calligrafica dimostra la non autenticità delle firme "incriminate". E mentre in sede amministrativa e in sede civile i tempi dell'azione intentata da Mercedes Bresso contro i "Pensionati" (che con i loro voti furono decisivi nel determinare l'elezione a presidente di Roberto Cota) si sono rivelati estremamente lunghi, la giustizia penale potrebbe concludere rapidamente il suo iter anche con questo processo.
E l'associazione radicale Adelaide Aglietta si accinge a scrivere al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano perché faccia dimettere Cota e cessare così «lo stato di illegalità nell´amministrazione piemontese», e a diffondere i dati sui compensi che il consigliere-pensionato incassa: ogni anno, oltre agli emolumenti per la sua carica, il gruppo Giovine riceve oltre 53.000 euro a titolo di rimborso elettorale.
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