Nuova risoluzione sulla moratoria: si vota a dicembre, la Ue in prima fila

Dalla Rassegna stampa

 

Non sarà una battaglia facile quella che si sta conducendo alle Nazioni Unite sulla moratoria della pena di morte. Proprio ieri, 10 ottobre, la giornata mondiale contro le esecuzioni capitali si è aperta con la notizia di quattro impiccagioni, tre uomini e una donna colpevoli di traffico di droga, eseguite in Iran, Paese al secondo posto, dopo la Cina, nella classifica dei boia più attivi. Seguono l'Iraq e l'Arabia Saudita, a riprova di come l'Asia sia il continente dove più si concentrano le esecuzioni capitali. In Occidente c'è l'anomalia degli Stati Uniti, unico Paese continente americano che continua ad applicare, o meglio, a incrementare, le condanne a morte.
A dicembre l'Assemblea del Palazzo di Vetro voterà una nuova risoluzione sulla moratoria della pena capitale e l'Italia pochi giorni fa si è nuovamente impegnata, sull'onda di una mozione della deputata radicale Elisabetta Zamparutti approvata alla Carnera la scorsa settimana, a dar battaglia su questo fronte. Un fronte su cui sono attestate le due più importanti istituzioni del Vecchio Continente, L'Unione europea e il Consiglio d'Europa. In una nota comune diffusa ieri, dicono «no, in qualsiasi circostanza, all'applicazione della pena capitale» e ribadiscono l'impegno comune «per raggiungere l'obiettivo del la sua abolizione a livello mondiale». Le due organizzazioni che rappresentano l'insieme dei Paesi europei (con la sola eccezione della Bielorussia) ricordano che dal 1997, nei Paesi membri, non viene compiuta alcuna esecuzione, unica eccezione la Bielorussia, Paese che per questo è oggetto di una ferma condanna da parte di entrambe.
Le iniziative a cui l'Italia sta dando e darà vita sono state illustrate in una conferenza stampa di "Nessuno tocchi Caino" da Marco Pannella, dal segretario di Sergio D'Elia, dalla stessa Zamparutti e dal senatore radicale Marco Perduca. Era presente anche la presidente dell'Associazione delle donne democratiche iraniane in Italia, Shahrzad Sholeh che ha puntato il dito contro il regime di Ahmadinejad che «soffoca la voce di centinaia di migliaia di dissidenti» e contro l'Europa «troppo accondiscendente verso di lui».
L'azione in vista del voto sulla moratoria si svolgerà su due fronti, il primo riguarda l'Africa, l'altro il Palazzo di Vetro. L'Africa è il continente in cui si registra il numero più alto di Paesi abolizionisti di fatto. L'obiettivo è di portare su questo terreno anche il Benin, il Gabon e la Repubblica democratica del Congo. Al Palazzo di Vetro "Nessuno tocchi Caino" ha dato vita a un'azione di lobbyng per trovare nuove adesioni internazionali: nel 2008 erano 89, mentre i voti a favore della moratoria raggiunsero quota 106. Si punta inoltre a rafforzare i contenuti del nuovo testo di risoluzione su quattro punti: abolizione dei segreti di Stato sulla pena di morte (in alcuni Paesi non è infatti possibile fare statistiche reali); limitazione della pena di morte ai reati più gravi; abolizione della condanna a morte obbligatoria per del certi tipi di reato; istituzione o nomina di un inviato speciale delle Nazioni Unite che abbia il mandato di favorire l'applicazione concreta della linea Onu nei Paesi che ancora praticano la pena di morte per arrivare, attraverso le moratorie, all'abolizione definitiva.

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