Numeri e numeri

1- Nel corso della trasmissione "La Zanzara", su Radio24, l'ascoltatrice "Franca di Milano" sostiene che - se fosse stata indirizzata a lei la battuta di Silvio Berlusconi contro Rosy Bindi - l'avrebbe interpretata come "un invito a migliorarmi". Stupore divertito del conduttore Giuseppe Cruciani davanti a un candore che sembra proprio autentico; e un'istruttiva lezione per tutti: la ricezione di un messaggio è sempre qualcosa di pazzoide. E viene il sospetto che, forse, "Franca di Milano" non rappresenti poi una minoranza così irrisoria all'interno della platea di quanti accolgono, senza una pregiudiziale ostilità, il messaggio berlusconiano. Ma ciò non deve indurci a ritenere che la battuta di Berlusconi abbia come primo scopo quello di incrociare il consenso di una parte dei propri elettori, titillandone le parti basse", gli umori più corrivi, i sentimenti più ordinari. Per Berlusconi il richiamo a Rosy Bindi costituisce una vera e propria ossessione, una tendenza compulsiva, un tic distonico. E per una ragione elementare, forse più plausibile di altre e aggrovigliate interpretazioni. Berlusconi è un uomo brutto, anziano, narcisista do dico io che, a mia volta, sono un uomo brutto, anziano, ancorché meno del premier, narcisista, pur se non quanto Berlusconi). Per una siffatta personalità l'imperfezione dei propri tratti fisici e la loro decadenza, l'usura del tempo e l'infiacchirsi e l'inflaccidirsi del corpo sono alla lettera insopportabili. E l'altrui imperfezione è una sorta di rimprovero costante che richiama crudamente la propria. Per una siffatta personalità, Rosy Bindi è alla lettera insopportabile: non è facile sopportare, appunto, la serenità matura con la quale gestisce la propria immagine e, ancor prima, comunica una relazione equilibrata col proprio corpo (impresa ardua per chiunque, bello brutto o così così). Invece, in Berlusconi, tutto rivela un rapporto nevrotico, al limite del patologico, col proprio corpo: una insoddisfazione profonda, una incontinenza non placabile, un disagio perenne. In questo senso, effettivamente, Berlusconi ama Rosy Bindi, dal momento che ama in maniera struggente ciò che Rosy Bindi rappresenta (ovvero quel rapporto equilibrato col proprio corpo). E Rosy Bindi è davvero l'oggetto del desiderio di Berlusconi: tanto più desiderabile, e dunque nominabile e invocabile, quanto più inafferrabile. Ricordate la risposta della Bindi alla frase del premier, durante "Porta a Porta"? "Non sono a sua disposizione". Irraggiungibile, cioè. 2 - Il senatore Luigi Compagna del Pdl ha presentato una proposta di legge in materia di amnistia e indulto. La cosa non ha scandalizzato alcuno, dal momento che un compatto silenzio ha circondato l'iniziativa. Il gruppo del Pdl al Senato ha precisato che sì tratta esclusivamente di "una scelta individuale" (ettepareva): e la sola Rita Bernardini ha dato il suo convinto sostegno. Tanto imbarazzo si spiega con una della più singolari vicissitudini parlamentari, quella dei provvedimento di indulto del luglio 2006. Una misura che ottenne, come richiesto dall'ordinamento, i voti di ben oltre i due terzi di Camera e Senato e che trovò l'opposizione incondizionata della sola Lega, venne misconosciuta dalla stessa classe politica che l'aveva approvata. Una feroce campagna mediatica fece il resto. E così quel sacrosanto indulto, che pure ebbe molti limiti e che non venne accompagnato da una contestuale amnistia, è diventato uno spauracchio ideologico-emotivo per l'opinione pubblica e una parola semplicemente indicibile per il ceto politico. E invece, quel provvedimento ha avuto effetti congiunturali assai importanti (senza di esso oggi i detenuti raggiungerebbero le 85mila unità: né più né meno che una catastrofe). Ma l'effetto positivo della misura emerge da un altro dato. La recidiva (la reiterazione del reato) tra coloro che scontano interamente la pena all'interno di una cella, senza condoni e senza benefici, oscilla intorno al 68 per cento. Ovvero due volte e mezzo la recidiva registrata tra gli indultati. E' uno dei risultati della ricerca che, da quattro anni, conduciamo con Giovanni Torrente a proposito dell'indulto del 2006. L'equazione che se ne può ricavare è inequivocabile: quanto meno la sanzione è coatta e reclusoria, tanto più essa è capace di produrre opportunità di recupero e di riabilitazione. Tanto più quella stessa sanzione è remunerativa sul piano giuridico ed economico. Tutto il resto è Gasparri.
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