Nozze gay, stop della Consulta. Pedofilia, la Francia contro il Vaticano

Non stupisca la violenza con cui è scoppiato lo scandalo degli abusi sessuali su minori da parte di sacerdoti cattolici e il contributo che la stampa anglosassone ha offerto, con insistenza, alla polemica; dovremmo essere assuefatti, ormai, al malcostume imperante nell’impero mediatico - non solo italiano - nel quale questi incendi divampano per qualche giorno come se il mondo stesse andando a fuoco, per spegnersi a breve distanza di tempo.
Spegnendosi, poi, senza aver risolto nemmeno lontanamente il problema e, semmai, avendo distolto l’attenzione dei lettori da questioni di ben altra importanza. Naturalmente la violazione dell’innocenza e della fantasia di un bambino è, al tempo stesso, un reato e un peccato gravissimo, specialmente (ma non esclusivamente) se compiuto da un ecclesiastico votato addirittura all’educazione e alla formazione dei minori. Ma subito dopo, proprio in chiave laica, bisogna fare i conti con due obiezioni: la prima, che il rivoltante fenomeno affonda nella notte dei tempi e quindi andrebbe discusso apertamente, in modo organico, tanto nel caso di responsabilità clericali quanto in qualsiasi altra realtà quotidiana, anziché far clamorosa notizia come una novità epocale.
La seconda obiezione riguarda la disinvoltura, e sovente la volgarità, con cui eventi e situazioni sessuali di ogni genere vengono sfruttati come notizie normali, con estrema ricchezza di particolari, o come materia di spettacolo o addirittura come promozione pubblicitaria. In questi giorni, si sono appresi dai inedia i dettagli di un’operazione chirurgica a cui si è sottoposta all’esterno una ex-parlamentare che portava un nome di aperta battaglia, "Luxuria" e che, per completare la sua transizione sessuale, ha affidato al chirurgo l’asportazione di un superstite ricordo maschile. La stessa polemica scoppiata a cura dell’associazione che difende i diritti degli omosessuali, contro l’affermazione del Cardinale Segretario di Stato, secondo cui esisterebbe un nesso tra il pedofilo e il gay, ha avuto qualche momento imbarazzante. Non parlo, naturalmente, delle ragioni di pudore o di buon gusto, che nella società post-industriale non hanno più cittadinanza, ma soltanto della disinvoltura con cui si discute di cose delicatissime che possono sconvolgere la vita di tanta gente.
Semmai il dubbio che l’obbligo della castità, soltanto naturalmente nel caso dei sacerdoti cattolici di rito latino, possa incidere come fonte di repressione sulle inclinazioni sessuali non appare del tutto arbitraria anche se incontra un rifiuto intransigente nelle gerarchie della Chiesa. Certo, la pedofilia non è una triste esclusiva dell’abito talare ma bisognerebbe affidare al medico e allo psicologo l’analisi della causa, e non scandalizzarsi di una connessione che non appare bizzarra.
Qualcuno ha sostenuto che la polemica in questione è scoppiata con tanta violenza perché Benedetto XVI non incontrerebbe il favore popolare per la complessità del suo pensiero teologico in confronto di un debole "appeal" pastorale, o addirittura che tanto frastuono, soprattutto nei giornali irlandesi, inglesi e americani nasconderebbe un complotto ordito contro il Vaticano dalla massoneria internazionale. Quest’ultima congettura è un’eredità fascista, che talora anche il presidente Berlusconi fa propria per stigmatizzare le malefatte dei "comunisti". Ma sono congetture che appartengono più alla logica di una "soap opera", televisiva che alla realtà di un mondo nel quale, semmai potrebbero essere gruppi italiani e non stranieri a complottare contro una Santa Sede qualche volta dimentica dei limiti rigorosi imposti dai due Concordati alla sua attenzione nei confronti delle nostre leggi. Come è accaduto clamorosamente al tempo del cardinale Ruini, porporato di estrema finezza ed intelligenza, che tuttavia arrivò addirittura a stimolare una astensione di massa dei votanti alla vigilia di un importante referendum.
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