La normalità di una donna presidente

Un bel profilo femminile sognante, una bocca che quasi mormora queste parole: «Il nuovo presidente della Repubblica me lo immagino durante il discorso di fine d’anno». Pausa. «Senza cravatta». Non è una sostenitrice della moda informale, ma una dei tanti attori e attrici popolari (fra cui l’indomita Franca Valeri) che hanno deciso di girare uno spot a favore di Emma Bonino presidente della Repubblica.
Bonino o no, quel discorso di fine d’anno senza cravatta lo sognano in tante. E tanti: che hanno imparato a conoscere le virtù civili delle donne e cominciano a pensare che una sorta di apartheid non dichiarato le tenga lontane dalle massime cariche istituzionali italiane. Ancora una volta i militanti del M5S sono stati lo specchio, un po’ ammaccato, del Paese che cambia: alla fine, domati gli hacker, hanno scelto come candidata Milena Gabanelli. «Un miracolo e una signora», come scrive Grillo. O forse solo una bandiera. Lei stessa, ieri, si è ritirata dalla corsa: «Continuerò a fare la giornalista». Se ci affacciassimo dal nostro balconcino nazionale e guardassimo il mondo potremmo star tranquilli. Non faremmo nulla di speciale ad eleggere davvero una donna al Quirinale. Non crollerebbe il Colosseo e nemmeno la Cupola di San Pietro. Dal 1976 in 23 Paesi ci sono stati Capi di Stato donna, molte riconfermate per più di un mandato, alcune diventate leggendarie come Corazon Aquino nelle Filippine e Violeta Chamorro in Nicaragua. Ma poi Mary Robinson in Irlanda, Tarj a Halonen in Finlandia (l’unico Paese scandinavo che non è una monarchia), Michelle Bachelet in Cile. Meravigliosa la Svizzera, che ha recuperato la lentezza con cui ha concesso il voto alle donne (1971) e riconosciuto la piena parità degli ebrei, eleggendo nel 1999 una donna ebrea, Ruth Dreifuss, al vertice dello Stato. Oggi Brasile, Argentina, Liberia e Corea del Sud hanno una donna al vertice della nazione. E l’Australia ben due: la regina Elisabetta e la signora primo ministro Julia Gillard. Non è moltissimo sull’insieme degli Stati del mondo, ma quel che scandalizza dell’Italia è che mai si sia neppure aperta una competizione degna di questo nome, né per la presidenza della Repubblica, né per quella del Consiglio. Quasi in ogni Paese europeo, compresi quelli ex comunisti, questa scommessa c’è stata e talvolta è stata vinta.
Il presidente - si è detto - deve essere figura di garanzia, non deve rappresentare una parte. Partendo da questo assunto sono emerse, oltre alla battagliera giornalista televisiva, almeno tre candidature femminili: Emma Bonino, Anna Maria Cancellieri, Paola Severino. La prima ha sempre fatto politica, ma da outsider, da spirito libero: spiace alla sinistra più tradizionale per il suo liberismo economico, spiace alla destra più oscurantista per la sua passione per i diritti civili e la libertà femminile. Tuttavia piace ai molti che non sopportano più gli steccati e le appartenenze perché - per dirla con uno degli attori che la sostengono «parla di quello che sa e studia quello che non sa». Tant’è che Mara Carfagna e Furio Colombo la voterebbero. Si è anche detto, al momento dell’elezione dei presidenti della Camera e del Senato, che si doveva uscire dalla cerchia stretta del cursus honorum dei dirigenti di partito. Anna Maria Cancellieri e Paola Severino, ministre di un governo che all’improvviso sembra aver fatto solo danni e non essere stato votato da nessuno, avrebbero di sicuro il prestigio e la competenza per salire al Quirinale. A meno che non viviamo nel mondo dei dispetti. Così Bersani chiude la sue falangi, assottigliate da Renzi, intorno ad Anna Finocchiaro per far infuriare Grillo che non l’ha assecondato dopo l’elezione dei presidenti delle Camere. Grillo spara a palle incatenate su Bonino per rimettere in riga la sua base, troppo indipendente, che comunque l’ha scelta tra i primi dieci, e intanto prepara l’esca giusta per un Pd travolto dalle mareggiate. C’è un piccolo particolare, però. Le donne elette sono circa il 30%, idealmente uno dei maggiori gruppi parlamentari. E se decidessero di fare di testa loro?
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