Non si rivota: Cota e Formigoni restano in sella

La Corte Costituzionale ha deciso: spetta solo al giudice civile il controllo sulla veridicità delle firme per la presentazione di liste e candidati alle elezioni. Il che, considerando che i tempi della giustizia civile in Italia superano di gran lunga la durata di una legislatura, significa solo una cosa: Roberto Formigoni e Roberto Cota, rispettivamente governatori di Lombardia e Piemonte, non rischiano più l'annullamento del voto di maggio 2010, quando sono stati eletti alla guida delle due giunte regionali. Amara sconfitta, invece, per i Radicali di Marco Cappato che avevano raccolto le prove della presunta combine e che ora minacciano di rivolgersi agli organi di giustizia internazionali per ricorrere contro la decisione della Cassazione. Per ora, tuttavia, i Radicali hanno inviato una lettera al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a cui chiedono di intervenire.
Beffata pure Mercedes Bresso, ex governatrice del Piemonte, che sperava di poter ribaltare il risultato delle urne e non s'è mai rassegnata alla sconfitta. «Ci avevo creduto fin dall'inizio» ha commentato Luca Procacci, l'avvocato del governatore Roberto Cota. «Tecnicamente occorrerà attendere i tempi del processo civile per avere giustizia sulle firme false di Giovine, ma la realtà è che abbiamo un presidente eletto col trucco. Una condizione comune per i governatori di Piemonte e Lombardia» insiste il presidente dei Radicali italiani Silvio Viale.
Diverso il parere di Agostino Ghiglia del Pdl piemontese: «La Corte Costituzionale ha dichiarato infondato il ricorso al Consiglio di Stato presentato dall'ex Presidente Bresso. Ora Bresso paghi e si faccia da parte».
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