Non puniti gli errori della sinistra

Dalla Rassegna stampa

Mentre il governo lavorava per trovare una soluzione al problema delle liste sbagliate del Pdl (a Roma e a Milano), si cercava di scoprire gli altarini di altri partiti cui nessuno ha fatto le pulci. Ormai è più che un malizioso sospetto.
Chi doveva controllare il rispetto delle forme ha usato due pesi e due misure? Severità e zelo nel giudicare le inesattezze del centrodestra e manica larga nei confronti della sinistra? Secondo il governatore della Lombardia, intervistato da noi, ci si è accaniti su di lui e su altri si è chiuso un occhio. A questo punto si può continuare a rimproverare le persone che hanno agito con leggerezza danneggiando Formigoni e la Polverini, ma bisogna accertare se - aldilà delle imprecisioni pur sempre condannabili - i provvedimenti drastici che hanno portato alla bocciatura fossero ispirati al desiderio di azzoppare il Pdl per favorire gli avversari. Fosse così (come pare) sarebbe grave.
Qualcosa che puzza di bruciato è già stato reperito. Stando a Formigoni, i giudici avrebbero agevolato i radicali. E il suo avversario, Penati, avrebbe avuto meno firme del dovuto e nonostante ciò l'avrebbe passata liscia.
Negli elenchi contestati a Milano al Pdl, laddove tutto sembrava in ordine, si è costatato che una firma era regolare, regolare la data di nascita e regolare il comune di residenza, Venegono. Attenzione però. Non era specificato se si trattasse di Venegono inferiore o Venegono
superiore, paesini confinanti (pochi abitanti) in cui è facile fare una verifica. Basta una telefonata. Ebbene non c'è stato verso. Annullato il nominati-vo per una questione tanto banale.
Ora ci si domanda quanti episodi come quelli descritti siano accaduti. E ci si domanda se peccati decisivi siano stati commessi soltanto dal centrodestra o pure dal centrosinistra. Sembra improbabile che gli sbadati siano soltanto da una parte e non dall'altra.
In ogni caso, mentre scriviamo sono in corso negoziati per giungere quantomeno a un compromesso che consenta ai cittadini del Lazio e della Lombardia di esercitare il loro diritto di voto, che è l'espressione più alta della democrazia.
Ci mancherebbe che per qualche virgola fuori posto si punissero non i «reprobi» ma gli elettori. Non si è mai visto nulla del genere e ci auguriamo di non vederlo proprio in un momento come questo particolarmente delicato per la politica italiana, con scandali veri o presunti che infiammano le polemiche, con una crisi economica dalle conseguenze ancora pesanti, con incomprensioni e attriti nei maggiori partiti. Qui si richiede un minimo di buona volontà e il massimo sforzo per non disgustare ulteriormente la gente e non alimentare la cosiddetta antipolitica, già abbastanza robusta.
La sensazione è che il governo abbia due strade da percorrere: un disegno di legge o un decreto da approvarsi subito, oggi stesso, in modo che in Lombardia si vada alle urne intorno a maggio e vi sia dunque il tempo necessario per rimediare agli errori nelle liste.
Per quanto riguarda Roma, probabile che la Poiverini debba arrangiarsi con la propria lista (e
quelle degli alleati) rinunciando al Pdl, inteso quale simbolo, fermo restando che gli elettori avranno facoltà di votare lei. Tra poco sapremo. E vi riferiremo.

 

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