Il non parere

Non ci si annoia mai, con il governo Berlusconi. Ogni giorno si scopre qualcosa di nuovo. Ieri, per esempio, per poter dare il via libera al decreto sul federalismo fiscale senza il quale Bossi minacciava di fare sfracelli, Palazzo Chigi si è inventato il «non parere». La cocente sconfitta nella commissione che avrebbe dovuto dare - ma non lo ha dato - il giudizio favorevole al decreto è stata disinnescata con un trucco lessicale, il «non parere» appunto. Che si inserisce perfettamente a metà strada tra il sì e il no, in quella zona grigia che nella nostra vita quotidiana è popolata dal «dipende», dal «forse», dal «non so» e dal «vediamo», e che nel lessico giuridico ufficiale assume adesso una forma inedita e originale, al punto da figurare sull’atto di nascita del nostro federalismo on demand: il «non sì».
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