Non c'è tempo da perdere sugli «onorevoli stipendi»

La vicenda sul taglio degli stipendi ai parlamentari sta assumendo una piega grottesca. La legge che prevede la riduzione degli emolumenti potrebbe slittare infatti al 2012 inoltrato per la difficoltà della commissione parlamentare incaricata e dell'Istat di raccogliere i dati per calcolare la media retributiva in vigore negli altri paesi europei. Dai governi dell'area Ue - questa la spiegazione - non si riuscirebbe ad ottenere una documentazione ufficiale soddisfacente. Insomma per il 31 dicembre non sarà probabilmente possibile avere una legge che coinvolge nei sacrifici generali anche la classe politica; una smentita alle rassicurazioni fornite dal presidente della Camera Fini e da quello del Senato Schifani.
Un intoppo che sta creando disagio anzi tutto tra i politici, consapevoli che una notizia annunciata e poi dai fatti smentita col risultato di frustrare le aspettative dell'opinione pubblica costituisce una nuova freccia all'arco dell'antipolitica. Un mostro che nelle sue manifestazioni sa essere ancora peggiore della cattiva politica.
Se ne rende conto l'esponente del terzo polo Benedetto Della Vedova che parla dell'urgenza di dare una risposta in tempi rapidi «per non incorrere nell'equivoco che c'è una base di parlamentari che se ne frega. Nei mesi scorsi qualcosa per la verità è già stato fatto. Già quest'anno - dice ancora della Vedova gli emolumenti sono diminuiti di mille euro e si è arrivati sui vitalizi a un provvedimento che gli uffici di presidenza ratificheranno: dall'anno prossimo si passa al sistema contributivo e l'età viene spostata a 65 anni per chi ha una sola legislatura sulle spalle e a 60 per chi ne ha di più». Quanto alla questione delle indennità c'è però da aspettare che il nodo dei dati non pervenuti si sciolga. Nell'attesa non ci si annoia visto che è in corso una commedia degli equivoci fatta di accuse reciproche sull'autentica paternità della battaglia per la riduzione dei costi della politica e di smentite di deputati a cui son state attribuite posizioni di difesa degli attuali livelli stipendiali. In una nota congiunta un corposo gruppo di deputati Pd - tra loro Gianluca Benamati, Donata Lenzi, Antonio La Forgia, Salvatore Vassallo, Sandra Zampa e i senatori Rita Ghedini, Paolo Nerozzi, Gian Carlo Sangalli, Walter Vitali - smentiscono «La notizia di una opposizione alla scelta di equiparare i propri stipendi alla media europea. Siamo del tutto consapevoli del peso dei sacrifici per le famiglie e per i lavoratori del nostro Paese e siamo pronti a condividerli». Da destra smentisce anche Alessandra Mussolini «Smentisco categoricamente il contenuto dell'intervista pubblicata da A di Maria Latella nella quale mi dichiarerei contraria all'abolizione del vitalizio per i parlamentari».
Ma c'è anche chi non ci sta all'autoflagellazione e definisce una ricorsa alla demagogia questo esibito autodafé della classe politica. La radicale Emma Bonino, per esempio, mette in cima alle priorità la questione della legge elettorale derubricando come esercizi appunto demagogici le tirate sui tagli di stipendi o la riduzione del numero di parlamentari.
Tema in discussione oggi al Senato in una mozione presentata dall'ex ministro Calderoli: «Il problema è discutere di che tipo di sistema elettorale vogliamo, e dunque che tipo di collegi, che rapporto devono avere gli eletti con gli elettori. Fino a che non ci si trova sotto la pressione di spinte giuste o demagogiche, le istituzioni sembrano incapaci di riformarsi. E vanno alla rincorsa, senza ca- Baruffe tra deputati per intestarsi la paternità morale della battaglia sull'autoriduzione degli emolumenti parità di leadership». Non ha torto Emma Bonino, anche perché alla fine di questa fiera potrebbe darsi il paradosso che la media europea delle retribuzioni non sia così inferiore agli stipendi italiani. Il prolifico Giancarlo Lehner, parlamentare di Popolo e territorio, s'esercita sul tema con forti dosi di sarcasmo «Gli emolumenti di noi parlamentari dovrebbero essere sforbiciati sino allo stipendio di un docente di scuola media. A cominciare, naturalmente, da Schifani e Fini, nonché dagli impiegati della Camera e del Senato, dai funzionari del Quirinale, che attualmente viaggiano ben oltre i 200 mila euro all'anno, nonché dai giornalisti che grazie alla campagna contro la casta guadagnano fior di quattrini strappati anche a Pantalone». Non mancano come si diceva i confronti sulla paternità primaria della battaglia morale.
«Sulla riduzione del compenso de parlamentari il Pd non deve prendere lezioni da nessuno - dichiara per esempio il democrat Merlo tantomeno dal novello fustigatore dell'Ido Borghesi. E comunque aggiunge Merlo fare i parlamentari a titolo onorifico sarebbe la via per consegnare il Parlamento ai miliardari e agli affaristi». Al netto delle baruffe e delle polemiche sarebbe però necessario che il parlamento fissi una data precisa per approvare il provvedimento. Perché è vero che la critica all'antipolitica e alla demagogia montante ha le sue ragioni ma è anche vero che lo spirito del tempo impone accortezza. Anche a petto dell'alleggerimento generale delle buste paga che emerge dai dati dell'Istat nel terzo trimestre del 2011. Con l'aria che tira alla politica conviene dunque fare presto e bene.
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