«Noi hostess, pagate settanta euro per ascoltare quelle assurdità»

Le ragazze arrivano prima del colonnello. Bionde, brune, ossigenate, tutte mediamente carine ed eleganti, sicuramente molto composte. Sono almeno 500, un piccolo corteo che sbarca nell'afa dell'ultima domenica d'agosto. Sbarcano davanti all'Accademia libica, zona Cassia coreografia di un anno fa. Quella che piace al colonnello Muammar El Gheddafi. Hostess che si prendono molto sul serio. Che portano gonne e pantaloni in tinta unita tanto poco aderenti da sembrare finte. Stesso copione, se possibile più pomposo. Un rito collettivo a cui il sultano a scadenze fisse sottopone i suoi sudditi. Ama gli atterraggi in grande stile, il colonnello. Sbarca a Ciampino con un'ora e mezzo di ritardo. Scende la scaletta dell'AirbusA340 della compagnia libica Afrigyah. Tocca il suolo con il suo pregevole sandalo alle 13,28.Per motivi di sicurezza a poca distanza dall'aereo presidenziale ha volato un altro velivolo gemello con a bordo il resto della delegazione.
Sono solo particolari. Ma sono molto importanti per il Colonnello, uno che ama dormire sotto le sue tende beduine ma si trova a suo agio anche quando siede nel salotto buono della finanza italiana. Indossa il tradizionale Jear libì, un kafkano color terracotta e sopra un mantello tonalità sabbia. Alle sue spalle dello stregone libico ecco il "pezzo forte" della coreografia: due amazzoni, spalle larghe, tuta mimetica, occhiali scuri. Chi non vorrebbe farsi proteggere da due così? Il resto è come da protocollo o quasi. Gheddafi accolto dal nostro ministro degli Esteri Franco Frattini. La delegazione che si allunga sulla pista per una cinquantina di metri. Gli inservienti che scaricano dall'aereo una quantità industriale di tessuti: abiti tradizionali, mantelli arabi, divise militari, tutto portato sulle stampelle per evitare pieghe. Quasi alla stessa ora sulla pista di Fiumicino altra scena surreale: due aerei speciali scaricano dalla stiva cavalli berberi. Prima 14 esemplari poi altri 16, nascosti a tutti, trasportati in gran segreto alla caserma dell'Arma di Tor di Quinto, dove stasera si esibiranno insieme al Carosello dei carabinieri in una giostra equina.
Il corteo del leader nel frattempo attraversa la città blindata per raggiungere sotto scorta la zona Cassia, dove si trova l'Accademia libica e la residenza dell'ambasciatore Abdulhafed Gaddur. Le ragazze reclutate da un'agenzia sono già lì da più di due ore. Qualcuna se ne va disgustata. L'incontro con le hostess è più o meno un dejà vù. Domande di natura per lo più religiosa al quale il satrapo si sottopone docile. Gheddafi parla di Maometto e del Corano, a tutte dona una copia del libro sacro, tre ragazze si convertono, anche questo come da copione, all'Islam. Poi Gheddafi fa riferimento all'ingresso della Turchia nell'Unione europea; e poi si lancia una sorta di appello: «l'Islam diventi una religione europea».
È il clou, poi le hostess, che hanno percepito 70 euro, «a patto di non parlarne con nessuno e ascoltare quelle assurdità». Alle 18,15 le hostess iniziano a uscire scaglionate dall'Accademia per risalire sui pullman. Tre di loro, (le convertite) indossavano il velo islamico. Oggi è previsto il bis. Mentre in serata, è atteso l'arrivo del premier amico, Berlusconi. Gheddafi ha trascorso la notte nella sue tenda beduina montata nel giardino del villino presidenziale. Gli addetti ne hanno dovute montare due. La prima era troppo grande e si notava troppo anche dall'alto.
La presenza del Colonnello ha imposto particolari misure di sicurezza. Blindata la zona. Elicotteri pronti a mettersi in volo. In particolare si temono gli spostamenti improvvisi di Gheddafi, uno che non ama programmare in anticipo le sue uscite. L'anno scorso si era fermato per un caffè in piazza San Lorenzo in Lucina. Ieri, intorno alle 21, è piombato a Piazza Campo de' Fiori per un cappuccino e una passeggiata a Piazzza Navona, si è fermato a una bancarella, altro bar e poi visita a Piazza San Pantaleo. Oggi altro show. In mattinata secondo appuntamento con le hostess.
Uno spettacolo che ha fatto la bocca a molti. A cominciare dalla vice presidente della Camera Rosy Bindi, che critica Berlusconi, «complice non solo della sorte di tanti disperati ricacciati nel deserto libico ma di una nuova umiliante violazione della dignità delle donne italiane». A Torino, alla festa del pd, i radicali hanno indossato una fascia. nera al braccio. L'Italia dei valori monterà una tenda davanti all'Accademia per protesta. E il senatore della Lega Borghezio vede nelle parole di Gheddafi «un progetto di islamizzazione dell'Europa, chiudere gli occhi sarebbe gravissimo».
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