Nobel al padre dei bimbi in provetta il Vaticano attacca: “Inaccettabile”

La "scomunica" (metaforicamente parlando) del Vaticano al Nobel per la Medicina Edwards, inventore della tecnica della fecondazione in vitro, sta sollevando un polverone internazionale anche se, forse, non dovrebbe stupire più di tanto. In fondo la Chiesa in questi ultimi vent'anni ha sempre tuonato contro il cosiddetto «mercato degli ovociti», o per gli embrioni congelati e abbandonati, destinati inevitabilmente ad essere distrutti, quasi fossero degli oggetti e non delle vite in fieri. La prestigiosa nomina di Stoccolma andata al padre dei bambini in provetta non poteva che provocare il disappunto della Santa Sede. E così è stato. «È una nomina che ci sorprende. Normalmente questo riconoscimento viene dato a chi ha fatto compiere grandi passi avanti alla scienza, come la scoperta del Dna. Mentre in questo caso Edwards non ha fatto altro che applicare una tecnica che ha fatto oltrepassare il limite etico» ha sintetizzato monsignor Carrasco, presidente della Pontificia Accademia della Vita attraverso l'Ansa, anche se più tardi, tramite un comunicato diffuso dalla Radio Vaticana ha sfumato un po' i toni ((da scelta di Edwards non mi sembra completamente fuori luogo» benché le «perplessità rimangano»). Ciò che la Chiesa contesta allo scienziato britannico è di operare senza tenere conto che un embrione non è solo un grumo di cellule, ma un individuo potenziale già definito nel suo DNA, dunque un essere umano. Questo è il punto: la difesa della vita sin dal suo primo momento: I documenti del Vaticano in materia sono tanti e risalgono a quasi vent'anni fa. Quasi tutti sono frutto dell'elaborazione dell'allora cardinale Ratzinger il quale invitava gli episcopati a ri- flettere sui criteri morali da applicare per chiarire i problemi posti dalla biomedicina. Le risposte che forniva il cardinale Ratzinger facevano leva sui «valori fondamentali connessi con le tecniche di procreazione artificiale», dunque la «vita dell'essere umano chiamato all'esistenza e l'originalità della sua trasmissione nel matrimonio». Il giudizio morale formulato sulla fecondazione in vitro, in riferimento a questi valori, non poteva che essere negativo.
La contrarietà di monsignor Carrasco è stata condivisa immediatamente da altri esponenti del mondo ecclesiastico. Monsignor Suaudeau si dice «sorpreso» per il Nobel, rammentando che se da una parte sono nati circa 3 milioni di bambini in provetta, dall'altra l'80% degli embrioni sono stati distrutti. «Questo e' il prezzo che si paga». E' ovvio che tutto questo pone un interrogativo etico e riflessi pratici non secondari. «La fecondazione in vitro ha avuto conse- guenze enormi e aperto problemi etici come quello del congelamento dell'embrione, dell'anonimato rispetto al futuro nascituro e via dicendo. Ma resta il fatto che Edwards ha aperto una breccia etica». Le reazioni della Chiesa hanno immediatamente fatto scendere in campo politici e scienziati a difesa della scelta optata dalla commissione di Stoccolma.
Rita Levi Montalcini il Nobel è certa che il premio assegnato al britannico Edwards è «ben meritato». Il suo lavoro, ha sottolineato, è di fondamentale importanza per il progresso della biomedicina. Inoltre «milioni di coppie sterili hanno potuto avere bambini». Anche il pioniere della fecondazione assistita in Italia, Carlo Flamigni è contento del Nobel. «È un atto dovuto verso un fine, colto e raffinato ricercatore». Dello stesso parere l'Associazione Luca Coscioni, mentre il senatore Ignazio Marino non ha dubbi: «è una notizia che dovrebbe fare riflettere aprendo una discussione sulla legge 40».
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