"No alla parcondicio nei talk show"

A fare chiarezza ci pensa l'Agcom. Regole alla mano, l'Autorità garante nelle comunicazioni sancisce la definitiva «distinzione tra i programmi d'informazione e comunicazione politica». Come dire: le «regole delle tribune politiche non valgono per i talk show». Perciò, sostiene l'Autorità presieduta da Corrado Calabrò, «è illegittimo applicare la disciplina della par condicio ai talk show». La «risoluzione» dell'Agcom, se da un lato chiarisce i termini della querelle in Vigilanza, di fatto però non sblocca il braccio di ferro politico nella bicamerale presieduta da Sergio Zavoli. Da una parte il Pdl, deciso ad andare avanti sugli emendamenti anti-talk show («Porta a Porta», «Annozero», «Ballarò» e altri) in vista della prossima campagna elettorale del 15-16 maggio; dall'altra Pd-Udc-Idv che, invece, chiedono al presidente Zavoli di non accogliere le richieste targate Pdl-Lega. Richieste, sostengono nella maggioranza, «che non equivalgono a censura, ma sono praticamente l'applicazione della legge sulla par condicio finalizzata a dare voce a tutte le forze politiche impegnate nella campagna elettorale». Tesi che non convincono Roberto Rao dell'Udc, «in realtà gli emendamenti sono fatti per avere meno voci e le sole sulla reti pubbliche sarebbero quelle dei tg, e ancora di più di parte», e nemmeno Fabrizio Morri del Pd: «Così si viola anche l'autonomia delle aziende editoriali». E giù, una serie di dati e sentenze che l'opposizione mette in campo per chiedere la «ritirata del Pdl sul fronte». Del resto, spiega Paolo Gentiloni, tra i protagonisti delle osservazioni in carta bollata, «la questione è chiarissima. L'Agcom ha messo in fila le sentenze della Consulta del 2002, quella del Tar e ha spiegato che le trasmissioni dì approfondimento non hanno nulla a che vedere con le tribune politiche. Di che cosa si discute? Assurdo mettere il bavaglio all'approfondimento giornalistico».
Ora la palla è nelle mani di Sergio Zavoli, che dovrà dirimere la querelle: tirare dritto e rendere inammissibili gli emendamenti di Pdl e Lega, o assecondare le richieste della maggioranza? Oggi alle 14 un nuovo round. Sarà Zavoli a pronunciarsi; e, come sostengono a San Macuto, lo farà in punta di diritto, «come consuetudine». «Di certo - insiste Alessio Butti del Pdl - non mettiamo bandierine, ma quando il presidente dell'Agcom pone un problema di pluralismo in Rai, pone un problema serio». Il radicale Marco Beltrandi spera che «la maggioranza rinunci ad emendamenti che, pur corretti sul piano tecnico-giuridico, sono stati lo scorso anno platealmente violati dalla Rai che ha preferito chiudere i talk show. E non esiste oggi alcuna ragione per ritenere che tale chiusura non si ripeterebbe a parità di regole approvate».
Antonio Di Pietro, invece, si rivolge ai presidenti Fini e Schifani per scongiurare la chiusura dei talk show, mentre De Angelis del Pdl spiega che gli emendamenti presentati sono uno «stimolo alla discussione, non il Corano, né la Bibbia», e che la verità «non è che lo scorso anno i membri della maggioranza in Commissione hanno sospeso i talk show ma che questa decisione l'ha presa la Rai sfilandosi dalle proprie responsabilità».
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