No al cemento, sì all'orto globale Boeri e Bonino in campo per Expo

Dalla Rassegna stampa

È uno degli spauracchi agitati dal centrodestra: con Pisapia, Expo sarebbe «a rischio». Silvio Berlusconi lo usa addirittura come grimaldello invitando i milanesi a non «consegnare la città in mano alla sinistra alla vigilia del 2015». Ma il centrosinistra, con Stefano Boeri ed Emma Bonino, ha voluto puntare proprio sull'importanza che l'evento dovrà avere per Milano e l'Italia. Con un cambio di passo, però. Perché, spiegano il capolista Pd e la vicepresente del Senato, con Pisapia sindaco dovranno essere altre le priorità rispetto ai tre anni di liti e incertezze: «Continuità» con il progetto originario di orto globale, «rilancio» guardando anche alla possibilità di un'Expo diffusa, e «trasparenza». Dai fondi alle scelte sulla newco, la società a maggioranza pubblica che dovrà acquisire i terreni; fino al post-2015: «Non può essere una colata di cemento».

Entrambi hanno lavorato per Expo: Emma Bonino come ministro del governo Prodi e poi come componente del board internazionale di donne; Stefano Boeri come membro della Consulta architettonica che ha ideato il concept plan. Ed è a quel progetto «tradito» che, dicono, bisogna tornare. Al grande parco agroalimentare che non dovrà essere cancellato neppure dopo il 2015. «È questa gestione che rischia di portare Expo a un sicuro fallimento - spiega Boeri - perché il governo non si è impegnato in modo adeguato e perché l'amministrazione, invece di vedere l'evento come rilancio dell'economia della città e del sistema agroalimentare e della ristorazione, l'ha colta come un'occasione di speculazione immobiliare». L'architetto parte dal post Expo («No a un nuovo quartiere residenziale») per la soluzione sulle aree. La newco, secondo Boeri, sarebbe un passo in avanti rispetto al comodato d'uso: «Ma si deve chiedere che divenga trasparente, portandola in Consiglio e chiarendo il ruolo dei diversi soggetti e il valore delle aree». Per la leader radicale un ingrediente per il successo sarà il «rilancio internazionale». Ma, avverte, «Expo deve tornare a essere anche un grande progetto per i milanesi e uno dei quesiti del referendum del 12 e 13 giugno serve proprio a far esprimere i cittadini sul futuro del parco». E sulle parole di Berlusconi, spiega: «Milano stia pure tranquilla» perché Pisapia «farà meglio». D'altronde «peggio di Moratti, Formigoni e compagni non si può fare. L'immagine internazionale che abbiamo dato in questi tre anni è penosa».

Intanto la società di gestione ha scelto – con una consultazione on line - il nuovo logo: una scritta multicolore ideata da Andrea Puppa che unisce il termine Expo e il 2015. Un "ballottaggio" tra due simboli (l'altro era un uovo stilizzato creato da Alice Ferrari) selezionati da una giuria presieduta da Giorgio Armani. Il voto "partecipato", dice l'amministratore delegato Giuseppe Sala, «dimostra che l'avventura dell'Expo è collettiva e popolare».

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