Niente voto anticipato. Parola di Bossi

Umberto Bossi non vuole elezioni anticipate. Ma il federalismo fiscale, quello sì che il Senatùr lo vuole. La rassicurazione è arrivata dal leader del Carroccio in persona ieri intervenendo a Radio Radicale. «Non c’è il rischio di elezioni anticipate perché la Lega non le vuole», ha detto Bossi prima di tornare alla carica sulla riforma federalista che e la vera ragion d’essere del partito di via Bellerio. «Senza il federalismo fiscale ha argomentato - l’Italia fa la fine della Grecia o anche peggio». Ma il Senatùr si spinge anche oltre, scommettendo che Gianfranco Fini sia d’accordo con lui «sotto sotto. Adesso - ha aggiunto - è tutto preso a cercare di tamponare le beghe avvenute con Berlusconi e quindi si lascia andare a ragionamenti ai quali non crede nemmeno lui, sa anche lui che occorre fare il federalismo fiscale».
Il leader della Lega, inoltre, chiarisce che sul tema non ci sono problemi con il presidente della Camera: «Sul federalismo con Gianfranco Fini non ci sono problemi, non ci sono storie. Ho detto ai miei - ha spiegato a Montecitorio - di parlare con lui, e da loro ho saputo che non ci sono problemi per il Federalismo».
La vera questione, casomai, è accelerare. Entro il 21 maggio, infatti, il governo dovrebbe riuscire ad approvare almeno il primo decreto attuativo della riforma che trasferisce i beni demaniali alle Regioni. E questo rappresenta un valido motivo per cui alla Lega non convengono elezioni anticipate, ma anche del pressing sui governatori da parte del ministro leghista Roberto Calderoli. Luca Zaia, neo presidente del Veneto, intanto, ieri ospite di Repubblica Tv ha rincarato la dose: «Deresponsabilizzazione, corruzione e disservizi: sono queste le conseguenze che dobbiamo attenderci se non riusciremo a introdurre il federalismo fiscale in questo Paese. Assisto con sgomento ha aggiunto l’ex ministro dell’Agricoltura - a comportamenti di persone, anche autorevoli nell’ambito delle Istituzioni, che stanno tirando il freno a mano perché impaurite dalla Lega, che sul federalismo fiscale fa sul serio. Ricordo a tutti che un’alternativa non esiste».
Nel frattempo, però, dai Comuni è arrivata una prima apertura alla proposta lanciata da Calderoli sulle tasse. L’idea di una service tax (un’imposta unica che comprenda sia la tariffa rifiuti che le addizionali comunali), infatti non dispiace all’Anci che ieri ha riunito il consiglio nazionale: «E’ una proposta che avevamo avanzato anche noi - ha spiegato il presidente Sergio Chiamparino quindi non possiamo non essere d’accordo. Vogliamo però capire bene di che cosa stiamo parlando e in questo senso siamo convinti che serva un percorso formalizzato per avere delle certezze».
Il sindaco di Torino ha salutato come una «buona notizia» pure l’appuntamento del prossimo 5 maggio con il ministro Tremonti, ma «se l’incontro dovesse rivelarsi solo formale - ha avvertito Chiamparino - senza la prospettiva di un percorso concreto di confronto sui temi, dovremo alzare il tiro della mobilitazione».
Oggi, invece, il decreto legislativo sul federalismo demaniale sarà tra i punti all’ordine del giorno della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome convocata dal presidente Vasco Errani.
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