"Niente primarie dove c'è il candidato Pdl"

Dalla Rassegna stampa

Nelle regioni dove il candidato della destra è già in campo, è meglio «privilegiare l´immediatezza e l´efficacia della scelta». Lo dice il segretario pd Bersani, e significa: niente primarie, sicuramente nel Lazio, e via libera alla Bonino. Mettere in moto adesso la macchina dei gazebo, con la Polverini già in piena campagna elettorale, sarebbe insomma una partenza con il freno a mano tirato per il Pd. Una constatazione di principio, «le primarie sono un´opportunità e non un obbligo», e anche pratica, quella di Bersani. Ma, anche, una risposta all´opposizione interna, che vorrebbe chiamare ovunque alle consultazioni il popolo del centrosinistra. L´ultima parola, comunque, l´avranno i vertici regionali. Oggi tocca a quello del Lazio, mentre si terrà forse sabato prossimo l´assemblea in Puglia, sospesa dopo la bagarre fra i sostenitori di Vendola e quelli di Boccia. E rinviata a domani in Umbria, la terza spina per il Pd, la riunione della commissione di garanzia sul ricorso di Agostini contro la ricandidatura della Lorenzetti: due componenti dell´organismo sono stati infatti ricusati.
Nel Lazio la Bonino, che oggi incontrerà Bersani, sembra ad un passo dall´investitura ufficiale, anche se ancora resiste alla nomination una parte dei cattolici democratici. Con la minoranza interna che insiste nel chiedere le primarie. Le vuole il veltroniano Stefano Ceccanti, che ricorda: a norma di statuto sono obbligatorie. E Ignazio Marino invoca una riunione della direzione nazionale per affrontare il nodo, «alle primarie o ci crediamo a no». Ma Bersani circoscrive così i confini della contesa: «Il partito non può essere un notaio che si limita a stilare il regolamento delle primarie. Adesso dobbiamo privilegiare la messa in campo di candidati forti. Abbiamo buone occasioni e dobbiamo coglierle». A cominciare dal Lazio, dove il segretario ribadisce che la Bonino «è una fuoriclasse». E nelle altre regioni, un puzzle lento e confuso? Bersani è convinto di no, ricorda che c´è tempo fino al 20 febbraio per scegliere i candidati, e che in 8-9 regioni «c´è anche un significativo avanzamento». Ovvero, aperture all´Udc. E il caso Puglia? «Stiamo cercando di mettere insieme uno schieramento il più competitivo possibile». Casini però minaccia: appoggiamo solo Boccia, «oppure ci metto un minuto a fare un altro numero di telefono». Ovvero, passare col Pdl. Emiliano constata: «Siamo in un vicolo cieco». L´aspirazione pd resterebbe candidare Boccia («non è una corrida fra me e Vendola», dice lui), senza rinunciare a "Sinistra e Libertà", ma Nichi non cede: o le primarie o mi ricandido.
E infatti si apre un nuovo fronte con la sinistra. Sulla Bonino arriva il no di Rifondazione. «Mi sembra un regalo del Pd a Fini - boccia il segretario Paolo Ferrero - . Su certi temi sociali non so chi sia più a destra, tra lei e la Polverini». Con la minaccia di scendere in campo con candidati della sinistra radicale in regioni-chiave come Lazio, Campania, Puglia e Calabria. E in Lombardia, dove il candidato del Pd è Filippo Penati, capo della segreteria di Bersani. Anche Antonio Di Pietro avverte che su Bonino è pronto al confronto ma «senza cambiali in bianco», ricordando l´appoggio dei radicali all´abolizione dell´articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Dalla Bonino, pronta replica: «Quando Di Pietro parla di liberismo mi sembra che parli anche un po´ a vanvera».
 

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