Niente Election Day per un voto Il radicale Beltrandi salva il Governo

Dalla Rassegna stampa

La maggioranza ce la fa. Niente Election Day. Niente accorpamento per amministrative e referendum come chiesto dall'opposizione. Alla fine prevale, per un voto, il parere contrario: 276 a 275. Veleno in coda: Marco Beltrandi, radicale eletto col Pd, vota con la maggioranza.
Le opposizioni ci credono. Il Governo va sotto due volte. Al grido «risparmiamo 300 milioni», ma soprattutto per avere un effetto traino che permetta di raggiungere il quorum al referendum, Pd e Idv sperano nel 'colpo gobbo'. Non passa inosservata nel Pdl l'assenza di 6 Responsabili che non hanno incassato la promozione di Romano a ministro. Poi, 6 nel Misto e 28 nel Pdl.
Beltrandi aveva già detto, in dissenso col gruppo e con gli altri cinque radicali, come avrebbe votato. Disperato (e inutile) pressing del Pd. La mancata spallata all'esecutivo si spiega anche con le 12 assenze dell'opposizione e le 8 dei finiani. Polemiche feroci. Il capogruppo Pd, Dario Franceschini: «Il gruppo deciderà se prendere provvedimenti». E lui, Beltrandi? Si spiega così: «Finché c'è il quorum l'abbinamento delle due date è un escamotage per raggiungere il quorum. Ma se si crea questo precedente, vuol dire che ogni governo potrebbe abbinare le date per pilotare l'esito del referendum. Il Pd si è indignato con me anche se in questa legislatura 22 parlamentari hanno lasciato il gruppo. Alcuni si sono portati via pure le poltrone ma non ho visto la stessa reazione».

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