Niente corsia preferenziale per il ddl Alfano

La situazione presente nelle nostre carceri è disastrosa. Vecchie galere, che potrebbero a mala pena contenere 43 mila persone, sono affollate da circa 67.500 detenuti. Un disastro che induce sempre più persone detenute al suicidio. Un disastro penitenziario che non riesce più ad assicurare un’adeguata assistenza sanitaria per chi è malato ed in carcere muore senza cure.
Un disastro che determina maltrattamenti a danno delle persone detenute e che annulla qualsiasi significato alle funzioni proprie della pena. In un contesto carcerario tanto degradato e che necessita di interventi urgenti e sistematici, la politica mostra, ad eccezione dei Radicali, una tradizionale insofferenza nel trattare la questione penitenziaria.
Il governo Berlusconi annuncia riforme, ma poi tarda nell’attuarle, mentre l’opposizione non sembra saper proporre soluzioni costruttive, limitandosi ad una sterile contrapposizione. Un caso è emblematico. Il 13 gennaio, il Ministro Alfano annuncia che il Consiglio dei Ministri ha approvato con il "piano carceri" un disegno di legge che prevede due norme contro il sovraffollamento. La prima vuole far scontare ai domiciliari la pena per quei detenuti a cui manca un anno per finire la condanna e la seconda che prevede la messa alla prova per le persone imputabili per reati con pene fino a tre anni. Dopo l’annuncio, come prassi, è calato il silenzio. Un silenzio interrotto inaspettatamente la sera del 18 febbraio, quando il Ministro Alfano afferma: "Ho proposto ai capigruppo di tutti i partiti la corsia preferenziale, vale a dire l’esame in sede legislativa, delle due norme di accompagnamento del piano carceri". Da quell’annuncio, per giorni e giorni, nulla è accaduto. Ed anzi, diversi capigruppo dell’opposizione nulla sapevano della proposta "serale" del Ministro Alfano. Poi, dopo tre mesi dal primo annuncio, ecco che il disegno di legge viene presentato alla Camera.
E’ il 9 marzo, il disegno di legge ha un numero, 3291, e un titolo: "Disposizioni relative all’esecuzione presso il domicilio delle pene detentive non superiori ad un anno e sospensione del procedimento con messa alla prova". Domani, giovedì 8 aprile alle ore 13.30, la Commissione Giustizia della Camera inizierà il suo esame, ma non in sede legislativa, come chiesto dal Ministro Alfano, bensì in sede referente, visto il "no" del Partito Democratico e dell’Italia dei Valori che hanno negato al ddl la corsia preferenziale.
Ora sia chiaro, le due norme presentate dal governo non sono la soluzione di tutti i mali penitenziari. Si tratta di interventi pensati per affrontare il contingente e che certamente, anche nella loro funzione più immediata, necessitano di adeguati correttivi. Appare tuttavia sbagliato che l’opposizione non abbia acconsentito a far discutere tali norme in Commissione, investita della funzione deliberante.
Nulla avrebbe impedito infatti di migliorare il ddl proposto da Alfano, anche in sede legislativa. L’opposizione avrebbe potuto dare comunque il suo contribuito per rendere più razionale il testo di legge e allo stesso tempo avrebbe mostrato di condividere quantomeno l’urgenza di affrontare la questione carceraria. Un’urgenza che necessita, non dei "no", ma di idee e proposte dell’opposizione.
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