Niente carcere per le detenute con figli piccoli

Le mamme che finiscono in carcere con un bambino fino a sei anni di età non dovranno più stare chiuse in cella, a meno di particolari esigenze cautelare «di eccezionale rilevanza», come può avvenire, ad esempio, per i delitti di mafia o per terrorismo. Lo stabilisce la legge approvata ieri in via definitiva dal Senato con il consenso di tutte le forze politiche (178 i voti a favore e 93 le astensioni), tranne il Pd, che si è astenuto, considerando il provvedimento ancora migliorabile. Ecco i punti salienti della legge, che interessa al momento, secondo i dati del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, 42 madri con figli minori di tre anni e 43 bambini.
Figli fino a sei anni: la nuova norma porta da tre a sei anni l'età del figlio che può stare con la madre e viene incontro ai disagi psicologici dei bambini che dopo i tre anni venivano allontanati dalle loro mamme e che comunque vivono il disagio dell'ambiente carcerario anche se sedici carceri sono attrezzate con asili nido.
Si punta sugli Icam: in alternativa alla cella si dispone la custodia cautelare negli Icam (Istituti a custodia attenuata per madri detenute). Per ora ce n'è uno solo: a Milano è una casa famiglia concepita per i piccoli senza sbarre interne. Possono andarci anche donne incinte o padri, qualora la madre sia deceduta o assolutamente impossibilitata a dare assistenza alla prole. Sarà un decreto del ministro della Giustizia a definire le caratteristiche tipologiche delle case famiglia (anche con riferimento ai sistemi di sorveglianza e di sicurezza) e l'individuazione delle strutture.
Visite al minore infermo: cambiano le regole che disciplinano il diritto di visita al minore infermo da parte della madre detenuta. Il magistrato di sorveglianza, in caso di imminente pericolo di vita o di gravi condizioni di salute del minore, può concedere il permesso alla detenuta, con provvedimento urgente, di visitare il figlio malato, con modalità che, nel caso di ricovero ospedaliero, devono tener conto della durata del ricovero e del decorso della patologia. Nei casi di assoluta urgenza il permesso viene concesso dal direttore dell'istituto. Viene poi stabilito il diritto della detenuta o imputata di essere autorizzata dal giudice ad assistere il figlio durante le visite specialistiche, relative a gravi condizioni di salute. Il provvedimento deve essere rilasciato non oltre le ventiquattro ore precedenti la data della visita. Il Pd chiedeva di consentire alla madre, oltre alla visita in ospedale, anche la possibilità di assistere il figlio ricoverato.
Arresti domiciliari: le madri di figli di età non superiore a dieci anni possono espiare condanne fino a quattro anni presso una casa famiglia protetta; se poi non c'è un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti e si riscontra la possibilità di ripristinare la convivenza coni figli, le detenute madri possono espiare la pena nella propria abitazione, o in altro luogo privato o in un luogo di cura, dopo aver scontato almeno un terzo della pena o almeno quindici anni nel caso di condanna all'ergastolo.
Entrata in vigore: le disposizioni della nuova legge si applicano dal primo gennaio 2014 in attesa che si realizzino nuovi istituti a custodia attenuata, fatta salva la possibilità di utilizzare i posti già disponibili presso l'Icam esistente.
Ad oggi sono 43 i bambini al di sotto dei tre anni che si trovano in carcere con le madri detenute, 42 in totale, di cui solo una decina italiane e la maggior parte extracomunitarie. A loro vanno aggiunte altre quattro donne in stato di gravidanza. È questa l'ultima rilevazione del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria sui bimbi in cella. I dati si riferiscono al 31 dicembre scorso, nel frattempo però a Milano San Vittore i piccoli sono aumentati di due unità, passando così da 7 a 9. Con la nuova legge approvata in via definitiva dal Senato per loro possono ora aprirsi le celle, dato che le mamme con bambini fino a sei anni (finora il limite era di tre) non devono più stare in carcere a meno di particolari esigenze cautelari «di eccezionale rilevanza»; nel qual caso è possibile disporre la custodia cautelare in un Icam sul genere di quello in funzione a Milano, dove non ci sono né sbarre né mura dì cinta che diano ai piccoli il senso del carcere. Su 22 istituti penitenziari che attualmente ospitano 43 bambini con le mamme, il più "affollato" è quello romano di Rebibbia (14 piccoli), seguito da Milano San Vittore (9) e da Torino-Lorusso e Cotugno (6). Sedici gli asili nido funzionanti. Infine, sempre secondo i più recenti dati del Dap, su 5.792 detenzioni domiciliari al 31 dicembre scorso, 17 si riferiscono a padri o madri con prole.
La legge non piace ai Radicali, che la giudicano perfino peggiorativa rispetto alla situazione attuale. «C'era bisogno di una legge per tradurre l'affermazione del ministro Alfano "mai più bambini in carcere"? Sì, se era per istituire delle case famiglia protette, cosa che non viene fatto nella legge approvata, che invece dà una delega in bianco al governo su come, se e quando queste verranno realizzate», sostengono i senatori Donatella Poretti e Marco Perduca, insieme a Irene Testa, segretaria dell'associazione radicale "Il detenuto ignoto". Di parere opposto il ministro per le Pari opportunità Mara Carfagna: «Finalmente, dopo anni di discussioni, grazie alla maggioranza e al ministro della Giustizia, Angelino Alfano, abbiamo divelto le sbarre e garantito ai quasi 50 bambini reclusi oggi e ai figli di madri detenute di domani di poter cominciare la loro vita alla pari con gli altri».
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