Nico Stumpo

Dalla Rassegna stampa

Ce l’avessero a destra uno come Nico Stumpo. Invece non ce l’hanno e Marcello Dell’Utri che con altri dirigenti di Publitalia organizzò la prima discesa in campo ha ben altri problemi di cui occuparsi. Anche Claudio Scajola e Denis Verdini che con diverse funzioni si sono occupati del partito non godono (politicamente, s’intende) ottima salute. Così gli orfani del Cavaliere dovranno arrangiarsi o rivolgersi a Stumpo per avere lumi e suggerimenti.
Non è detto, però, che il volgo disperso che (ormai quasi) nome non ha si rassegnerebbe ad accettare i consigli dell’uomo organizzazione dem. Il quarantatreenne membro della segreteria Bersani, infatti, è noto per l’attaccamento alle regole e alla struttura partito, frutto del carattere ma forse soprattutto della formazione.
Calabrese di Crotone, dopo un diploma da geometra Stumpo è approdato a Roma per l’università. Iscritto giovanissimo al Pci, una parentesi a Rifondazione, poi coordinatore dei giovani comunisti unitari, quindi nei Ds nel 1997 e dopo qualche anno responsabile politiche sociali della Sinistra giovanile, a soli 29 anni.
I suoi ammiratori dicono che potrebbe organizzare qualsiasi evento e di qualunque entità. I detrattori gli rinfacciano rigidità e atteggiamenti burocratici d’antan. Agli uomini di Renzi che lo hanno accusato di aver scritto regole ad excludendum e di aver cambiato le carte in tavola Stumpo ha replicato punto su punto senza scomporsi. «Nella primaria del 2005, che elesse Prodi – ha ricordato – come quella che elesse candidato sindaco Renzi, bisognava dare un contributo, sottoscrivere un progetto e accettare che il proprio nome entrasse in un albo. L’unico cambio è quello dello statuto, che permette a Renzi di presentarsi».
Sbaglierebbe chi pensasse che a Stumpo il pallino delle regole sia venuto soltanto adesso che sostiene Bersani. Perché nel 2007, alle primarie che incoronarono Veltroni, impedì a Marco Pannella di candidarsi, beccandosi una sequela di soprannomi dai Radicali, tra i quali Stumpo truppen. Nico dirigeva allora l’ufficio tecnico del Pd, l’organo che doveva dichiarare l’ammissibilità delle candidature. «Regolamento alla mano, Pannella non è candidabile» decretò, aggiungendo di non avere nulla contro il leader radicale, al quale anzi si sentiva vicino su alcuni temi. Quali? Sicuramente sulla legalizzazione delle droghe leggere e sulla sperimentazione dell’eroina sotto controllo medico ai tossicodipendenti dichiarati. Lo disse nel lontano 2001 a Luca Telese che lo intervistava sul Giornale. L’ortodosso Stumpo era andato oltre Livia Turco.

 

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