Nella corsa ai tagli spunta l'opzione dei Radicali

Nel Partito democratico l'incidente del voto sulle province è troppo recente perché il problema possa essere sottovalutato. Allora, in molti avrebbero voluto votare il più drastico emendamento dipietrista, e non per una questione di merito. Al contrario, la sua concreta irrealizzabilità è stata a lungo, anche nella discussione a posteriori, come uno degli argomenti più forti a sostegno del voto a favore. Alla fine di una difficile assemblea di gruppo, allora, prevalse invece la linea dell'astensione. E le caselle email di molti parlamentari democratici, i siti internet e i dibattiti pubblici si riempirono di elettori infuriati, che li accusavano di avere salvato le odiate province. Una situazione che nel Pd in parecchi temono di rivedere nel voto di oggi sul bilancio interno della Camera. Se infatti il Pd ha presentato molte misure di tagli e riduzioni di spesa, a cominciare dall'abolizione del vitalizio a partire dalla prossima legislatura, l'Italia dei valori non ha esitato a rilanciare, proponendo «la soppressione immediata di ogni forma di assegno vitalizio per i deputati in carica e per quelli cessati dal mandato parlamentare».
Anche questa volta, la concreta irrealizzabilità di un provvedimento che andrebbe a colpire diritti acquisiti, è un argomento utilizzato anzitutto da chi vuole votare a favore, per non ripetere l'esperienza del voto sulle province. Di sicuro, alla riunione del gruppo che si terrà oggi subito prima del voto sul bilancio di Montecitorio, non mancherà chi ricordi il precedente, già oggetto di infinite e durissime polemiche interne. Il rischio, paventato da alcuni e forse agitato come una minaccia da altri, è il venir meno, questa volta, della disciplina di gruppo. Qualora la linea del gruppo fosse anche in questo caso di non votare una proposta giudicata come demagogica, sbagliata e oltre tutto irrealizzabile, in molti potrebbero decidere di appellarsi alla libertà di coscienza. Una soluzione potrebbe venire però dall'ordine del giorno presentato dai Radicali, che in quanto a battaglie sui costi della politica hanno un curriculum piuttosto lungo, un'immagine intatta e anche una certa competenza tecnica, acquisita negli anni. Quello presentato da loro potrebbe essere in effetti l'uovo di Colombo: «assumere le opportune iniziative affinché i titolari del diritto a percepire il vitalizio, o che già lo percepiscono, possano rinunciarvi in qualsiasi momento». In tal modo, evidentemente, il tema dei diritti acquisiti, dei ricorsi, dell'incostituzionalità, dunque della concreta irrealizzabilità della misura verrebbe meno. E tutti i parlamentari, di destra e di sinistra, potrebbero essere chiamati a dimostrare la propria personale coerenza, potendo scegliere ognuno di loro, liberamente, se rinunciare o meno al vitalizio. Una soluzione che suona certamente meno grandiosa dell'immediata soppressione del vitalizio per tutti, compresi quelli che già lo percepiscono. Ma che potrebbe istituire un collegamento immediato e virtuoso tra le parole e gli atti, per tutti i parlamentari. Forse il beneficio economico per lo stato sarebbe ridotto. Ma il beneficio per il tenore del dibattito parlamentare sarebbe sicuro.
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