Nel segno di Lincoln

Dalla Rassegna stampa

Fa parte della simbologia della politica americana contemporanea il fatto che sia il primo presidente nero ad appoggiare pubblicamente il matrimonio omosessuale.
In un paese la cui cultura liberal legge le lotte per i diritti come tappe di un percorso iniziato con l’emancipazione degli schiavi da parte del presidente Lincoln nel 1863, e in cui la comunità gay legge la lotta per il matrimonio omosessuale come la proiezione di quella prima estensione della libertà agli schiavi, ha un valore storico particolare che sia un presidente afroamericano, Barack Obama, a rompere quel tabù: il medium è il messaggio. L’annuncio di Obama viene a tre giorni dalla presa di posizione del vicepresidente, Joe Biden, e a poche ore dal risultato del referendum costituzionale in North Carolina, che ha emendato a grande maggioranza la costituzione dello stato rendendo illegali le unioni omosessuali. L’emendamento non si limita a vietare la celebrazione delle nozze tra partner dello stesso sesso: grazie a quel referendum, in North Carolina i conviventi omosessuali non potranno essere assicurati sotto l’assicurazione medica del partner (una questione che può avere effetti devastanti per i bilanci familiari), non potranno visitare il partner in ospedale e prendere decisioni mediche per lui/ lei, e non potranno ereditare. Hanno buon gioco i sostenitori del matrimonio omosessuale come l’ultimo dei diritti civili, quando ricordano che la North Carolina emendò la propria costituzione già nel 1875, al fine di «proibire i matrimoni tra un bianco e un nero, e tra un bianco e una persona con discendenti di colore fino alla terza generazione».
Come Lincoln pubblicò la “emancipation proclamation” a guerra di secessione già in corso, facendone il motivo morale di una guerra iniziata per altri motivi, così Obama ha deciso di annunciare il proprio convincimento nel mezzo di una guerra, quella “culture war” che sotto la sua presidenza ha assunto un tono, da parte repubblicana, velatamente “nativista”, quando non chiaramente razzista. Ma è una “guerra culturale” che il Partito repubblicano ha resuscitato con la benedizione dell’establishment del conservatorismo religioso negli Stati Uniti, Chiesa cattolica in testa. Dopo quello della North Carolina, altri stati (tra cui il Minnesota) hanno già in programma per i prossimi mesi lo stesso tipo di referendum: le Chiese e la Chiesa cattolica in particolare sono impegnate in modo diretto sul terreno della campagna elettorale. Più di un vescovo cattolico ha imposto ai suoi parroci e fedeli di appoggiare la campagna elettorale in favore del nuovo emendamento e ha vietato di manifestare il dissenso rispetto all’azione dei vescovi.
Di fronte ad un episcopato che ha alzato il tono dello scontro nel corso degli ultimi tre anni, in perfetto sincrono con il Partito repubblicano, Obama ha deciso di elevare lo scontro politico dell’anno elettorale 2012 dal terreno delle singole questioni (la riforma sanitaria, la contraccezione, il ruolo delle donne) alla questione per eccellenza della società americana di inizio secolo XXI, quella dei diritti dei gay, e in primo luogo quello al matrimonio civile.
La presidenza degli Stati Uniti ha la funzione del pontefice massimo di quella religione civile chiamata America. Per questo motivo, per l’elettorato religioso evangelical il primo presidente che appoggia il matrimonio omosessuale diventa una specie di papa eretico, un sacerdote a fide devius, che perde ipso facto ogni legittimità morale di guidare il paese. Per molti altri invece Obama incarna quasi profeticamente l’evoluzione dell’anima del paese, che intende domesticizzare e stabilizzare il movimento gay non meno che dare ai gay nuovi diritti. La campagna elettorale presidenziale da oggi in poi assume un volto diverso, specialmente dal punto di vista dell’elettorato religioso. In America, una nazione-chiesa inclusiva come nessun’altra, i presidenti hanno una funzione religiosa. Lincoln venne ferito nel giorno di Venerdì santo del 1865 e morì all’alba del giorno di Pasqua, e divenne subito l’alter Christus morto per togliere il peccato della schiavitù. Obama è un americano figlio dell’era di Martin Luther King non meno che di Lincoln.

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