E nel mare magnum dei verbali spuntano i radicali e l’ex premier

Anche l’ex presidente del Consiglio, Enrico Letta, finisce nel tritacarne mediatico- giudiziario del Mose di Venezia. E con lui persino i radicali, da sempre lontani anni luce dalle mazzette ai partiti. Per Letta, a leggere le carte giudiziarie, spunta un sospetto finanziamento illecito da 150mila euro per «una campagna elettorale del 2007». Una elargizione che sarebbe da ricollegare al più complesso «sistema tangentizio» esteso su tutti i livelli della politica. A terremotare i partiti è il vice direttore generale del Consorzio Venezia Nuova (Cvn), Roberto Pravatà, il numero due del presidente Giovanni Mazzacurati, ritenuto il principale «corruttore».
ENRICO LETTA
Pravatà è un fiume in piena. In due diversi interrogatori, del 22 luglio e del 7 agosto 2013, parla di finanziamento illecito all’ex presidente del Consiglio. «In merito ad altre utilità dirette ad esponenti politici posso riferire che Mazzacurati mi convocò per dirmi che il Cvn avrebbe dovuto concorrere al sostenimento delle spese elettorali dell’onorevole Enrico Letta che si presentava come candidato per un turno elettorale attorno al 2007 con un contributo dell’ordine di 150mila euro. Mi disse che Enrico Letta aveva come intermediario per il Veneto, anche per tale finanziamento illecito, il dottorArcangelo. In effetti venne predisposto un incarico fittizio per un’attività concernente l’arsenale di Venezia», al fine di creare la provvista per il pagamento del finanziamento.
LUNARDI ERARIALE
«Bisognava fare un intervento per permettere al ministro Lunardi di liquidare la sanzione di danno erariale della Corte dei Conti, derivante dall’ingiustificato allontanamento del presidente dell’Anas. Mazzacurati decise di provvedere tramite il Cvn, dividendo l’onere tra due consorziate, Fincosit e Condotte. Le due società presentarono due riserve fittizie redatte dall’ingegner Luciano Neri, che me lo disse di persona, in merito ai lavori afferenti le dighe foranee ubicate a mare in fregio alle isole della laguna di Venezia (...) Il Cvn pagò le consorziate al 50%. Le due so cietà p arte cip anti riversarono gli importi a società fittizie di Lunardi, in questo modo, circa tre o quattro milioni di euro complessivamente ».
IL PROF DELLA SAPIENZA
Aspetto tutto da chiarire è quello legato al professor Arcangelo Clarizia, docente a La Sapienza di Roma. «Trai personaggi che gravitavano attorno alla figura del Mazzacurati ricordo il professorAngelo Clarizia che si occupava di coltivare i rapporti con alcuni consiglieri del Consiglio di Stato, a lui vicini in quanto noto professionista in cause presso il Consiglio di Stato; egli aveva anche importanti ed influenti conoscenze alla presidenza del Consiglio. Clarizia inviava al Cvn fatture senza pezze giustificative. Lo feci notare a Mazzacurati che mi invitò a pagare e, se avevo perplessità, a parlarne direttamente con Clarizia. Così feci, recandomi a Roma e invitandolo quantomeno a presentare qualche pezza giustificativa. Dal quel momento in poi Clarizia mandò qualche documento in più, ma nemmeno sforzandosi troppo».
IL RAGIONIER MONORCHIO
«Un contributo importante per assicurare la continuità di tali finanziamenti (al Mose, ndr) venne garantito dal ragioniere dello stato pro tempore Andrea Monorchio, il quale si adoperava perché nei giorni convulsi di approvazione della Finanziaria venissero inserite delle voci riguardanti la salvaguardia di Venezia con particolare riferimento quelli relativi al Mose. Mi risulta che siano stati assicurati a Monorchio alcuni viaggi in Scozia e Romania, sul Danubio, a spese del Consorzio. A tali escursioni partecipavano esponenti politici a livello nazionale, come ad esempio il dottore Valducci»
GIUDICI AL CINEMA
«Il Mazzacurati aveva delle frequentazioni personali con i vari presidenti del Tar Veneto pro tempore e con componenti del Consiglio di Stato oltre che della Corte dei Conti (...) che venivano sovente invitati alle manifestazioni connesse alla mostra del Cinema di Venezia. Il referente con le magistrature amministrative e contabili era l’avvocato Alfredo Biagini destinatario di compensi milionari da parte del Cvn non giustificati dalle prestazioni rese». RADICALI E infine. In una informativa della Gdf si legge: «Dalla contabilità ufficiale del Consorzio Venezia Nuova è emerso altresì che nell’anno 2008 lo stesso consorzio ha erogato somme al Partito Radicale in violazione delle previste disposizioni imposte dalla stessa legge del finanziamento ai partiti politici». Maurizio Turco, tesoriere radicale, spiega a II Tempo: «A noi sono pervenuti 2500 euro sul conto del partito radicale e 2.500 sul conto di Radicali italiani, che sono due soggetti politici che per statuto non si presentano alle elezioni. Quindi la legge sul finanziamento pubblico ai partiti non ha nulla a che vedere. Peraltro in quelle elezioni non c’erano candidati radicali»
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