Nazi-Pride: quando l'Europa non perdona i gay

Dalla Rassegna stampa

 

Quello che è successo domenica nel centro di Belgrado, con l'assalto di un migliaio di neonazisti contro la sfilata del Gay pride (che si è concluso dopo ore di guerriglia urbana e il ferimento di oltre 140 persone, quasi tutti poliziotti) non è stato uno spettacolo inconsueto sulle piazze "calde" delle capitali balcaniche. La "nuova" Europa, quella dell'Est, da qualche anno ospita quasi con cadenza periodica le sfilate dell'orgoglio omosessuale. Anche perché le leggi interne ad ogni Stato, con diverse sfumature, lo permettono.
DALLA SLOVACCHIA al Montenegro, dalla Romania alla Bulgaria, il Gay Pride - diventato test di civiltà per l'ammissione al club europeo - pur con alcune difficoltà ha visto sfilare gay, lesbiche, trans e drag queen senza alcun particolare divieto. Persino la cattolicissima Polonia, dove per anni il sindaco (ora defunto), l'ex-presidente Lech Kaczynski, si è più volte opposto alla manifestazione, lo scorso luglio ha ospitato l'Europride che, seppur non numeroso, ha fatto cadere un tabù. A scatenare gli incidenti e a tentare di impedire lo svolgersi dei cortei ci pensano, ogni volta, le organizzazioni neofasciste che nell'Europa orientale sono presenti in numero considerevole e più radicale che nel resto del continente.
È accaduto a maggio in Slovacchia, nella capitale Bratislava, dove le autorità hanno dovuto vietare il Gay Pride dopo che un gruppo di attivisti di estrema destra aveva assalito con fumogeni i partecipanti che, alla spicciolata, arrivavano al raduno.
In contemporanea a Bucarest sfilavano 300 partecipanti del Gay Pride in un clima di tensione per la presenza di almeno 150 attivisti di estrema destra piuttosto malintenzionati, tenuti a bada dalle forze dell'ordine. E come non dimenticare la Russia di Putin dove la manifestazione non è mai stato celebrata per l'ostilità dell'ex-sindaco Jurij Luzhkov e dove l'ex-prefetto Oleg Mitvol' (anch'egli dimissionato insieme al primo cittadino) ave- va promesso di chiudere tutti i locali per omosessuali della Capitale.
"MANIFESTAZIONE satanica" tuonava Luzhkov mentre sulla Piazza Rossa appena una ventina di attivisti, tra cui gli italiani Vladimir Luxuria - allora deputato Prc - e Marco Cappato, radicale, venivano assaliti, con croci e bastoni, da teste rasate accompagnate da qualche tonaca religiosa e vecchiette scandalizzate. "Esiste nell'opinione pubblica di quei paesi un pregiudizio che identifica l'omosessualità come un vizio tutto occidentale spiega Delia Vaccarello, giornalista e scrittrice impegnata su tematiche antidiscriminatorie - in più, la religione ha una grande influenza su questo tipo di scelte personali".
Questa volta, però, le violenze anti-gay potrebbero costare care: le immagini degli scontri di Belgrado, i feriti (qualcuno grave, tra gli agenti e tra i neofascisti) hanno fatto il giro del mondo e il rapporteur per la Serbia nel Parlamento europeo, Jelko Kacin, ha già fatto sapere che influiranno negativamente sull'atteso si alla Serbia per l'ingresso nel club europeo.

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