Napolitano sulla giustizia è la peggiore tradizione Pci

Dalla Rassegna stampa

Sull'amnistia e la riforma della giustizia forse ci sono due eccessi: il mio è un eccesso di fedeltà all'eredità liberale, quello del nostro Presidente della repubblica è un eccesso di fedeltà all'eredità comunista, per cui il senso dello Stato viene fuori in un modo clamoroso che da parte sua non c'è. Non sono mosso da un pregiudizio personale, ma l'atteggiamento del presidente Giorgio Napolitano mi ricorda quello dell'allora presidente della Camera, Pietro Ingrao, nella mattina dei fatti di via Fani e del rapimento di Aldo Moro, quando proprio Ingrao sospese la Costituzione italiana per rispondere all'attacco eversivo delle Br. Ho sempre ricordato che, in quel caso, fu ammainata la bandiera repubblicana per combattere il terrorismo- si diceva - senza farsi intralciare dal senso dello Stato, ma in nome del realismo al quale si piega il diritto.

Sulla legge elettorale, per fortuna ho visto che ora viene fuori dal Pdl e anche dal Pd, qualcuno che dice: «No, un momento, noi vogliamo eleggere i rappresentanti ma anche il Governo». È la sostanza anglosassone, il dire «non voglio le liste che poi si mettono d'accordo per fare il governo». A dire il vero l'Assemblea nazionale del Pd si era pronunciata unanimemente a favore del doppio turno alla francese. Il Pd però non ha mai fatto questa battaglia e adesso viene fuori la loro giustificazione: «Noi vogliamo eliminare il Porcellum», dicono, «e quindi dobbiamo contrattare con quelli che propongono altre soluzioni». Ma perché loro non hanno mai proposto quanto votato dal loro stesso Congresso? Piuttosto hanno parlato di sistema tedesco, spagnolo, ungherese, etc. La verità è che, una volta di più, hanno preso una decisione e non l'hanno difesa.

Dalla conversazione settimanale di Marco Pannella e Massimo Bordin su RadioRadicale

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