Napolitano: «Parità lontana Basta con le donne oggetto»

Dalla Rassegna stampa

Ottenere la vera parità? È «necessario incidere sulla cultura diffusa: sulla concezione del ruolo della donna, sugli squilibri persistenti e capillari nelle relazioni tra i generi, su un'immagine consumistica che la riduce da soggetto a oggetto, propiziando comportamenti aggressivi che arrivano fino al delitto». È un applauso caldo, quasi liberatorio, quello che accoglie il richiamo del presidente Giorgio Napolitano nel salone dei corazzieri. Prolungato. A condividere un monito lanciato a una platea di donne, perché anche gli uomini intendano. Napolitano avverte: «Per favorire il cammino verso una parità sostanziale, molto devono fare la scuola e i mezzi di comunicazione» e «una rilevante responsabilità cade su quanti hanno ruoli preminenti» «alle donne in particolare, tocca offrire validi modelli di comportamento».
A loro spetta la «necessaria opera di rinnovamento morale». Ma non possono restare sole. Sarebbe come chiedere ai poveri di combattere da soli contro la povertà, fa notare, sotto lo sguardo soddisfatto della moglie Clio. Insomma gli uomini devono agire «da solidali compagni».
Dalla «giornata internazionale della donna» del 150° d'Italia, Napolitano bandisce la retorica e alle italiane offre ben più di un ciuffetto di mimose: il riconoscimento che «sono ancora lontane dall'aver conquistato la parità in molti campi». Un divario che esiste «nella politica, nei media, in qualche carriera pubblica, nella conduzione delle imprese, in generale nell'accesso del mercato del lavoro». E del quale «soffrono soprattutto le ragazze, le giovani in cerca di occupazione». Cita un esempio, il presidente: le ricercatrici che si fanno valere al Cerri di Ginevra, da lui incontrate. Un altro è appena sfilato tra le 7 donne insignite dell'onoreficenza al merito: è Gabriella De Lucia, astrofisica costretta a farsi valere all'estero, dove ha ottenuto una borsa di studio da 750mila euro per un progetto che ha voluto realizzare in Italia. Alla domanda se sia «stato più difficile lasciare l'Italia o ritornarvi» ha risposto: «Tornare» perché qui c'è una «visione culturale e politica diversa». Applausi per lei e standing ovation per Franca Valeri, nominata Cavaliere di Gran Croce per la «maestria e l'ironia» nel ritrarre donne «mai volgari».
A guardare indietro le compatriote sembrano averne fatta di strada. Ne sono convinte le ministre Carfagna e Gelmini, presenti assieme al ministro Meloni, ad Emma Borino e Rosy Bindi. Ma Napolitano ricorda che l'accelerazione c'è stata solo negli ultimi 50 anni. Nel 1912, oltre al suffragio, concesso poi anche a maschi analfabeti, era negato l'accesso alle professioni. Colpiva, evidenzia Napolitano, «l'equiparazione delle donne a incapaci e minori». Il piccolo progresso successivo, aggiunge, «fu invertito dal regime fascista», che tutelò sì le madri, ma arrivò a fissare «un tetto massimo del 10% di lavoratrici». Solo dopo il crollo del regime alle donne fu concesso votare. E l'articolo 3 della Costituzione che bandiva anche la discriminazione sessuale, ammette il presidente, non venne subito applicato. Nel '61 lo «stupro era un reato contro la morale». Napolitano, ricorda le «donne coraggiose che hanno distrutto vergognosi privilegi maschili» come Franca Viola che nel '66 rifiutò il matrimonio riparatore con un mafioso che l'aveva violentata. Lei, scandisce il presidente, «conferì alla parola onore il significato che deve avere: rispetto di sé, rispetto da parte degli altri».

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