Napolitano celebra l'Europa: no allo scetticismo

I pesantissimi contraccolpi della crisi greca ci hanno messo davanti a minacce e sfide di enorme portata. Sulle quali è importante concentrarsi subito. Anzitutto c’è l’urgenza di fare fronte «a una speculazione finanziaria senza regole e slegata dalla realtà». C’è poi, parallela, la necessità di «combattere ogni forma di euroscetticismo e interessato pessimismo». E c’è infine, come logica conseguenza delle prime due scommesse, l’impegno a promuovere «un nuovo e più giusto modello di sviluppo», in grado di far «emergere una forte volontà politica comune».
Mentre un’Europa in affanno cerca di mettere in cantiere misure di sostegno per Atene, Giorgio Napolitano lancia un appello ai negoziatori che lavorano a Bruxelles. Dice che bisogna unire gli sforzi per trovare soluzioni che aiutino «l’amico popolo greco», mettano al riparo la moneta unica sotto attacco e rinnovino le ragioni del nostro stare insieme in quanto europei. E bisogna fare tutto ciò sapendo che, contrariamente alle tentazioni di alcuni Stati che si sentono più solidi, ormai «nessun Paese può illudersi di agire da solo».
E’ un’esortazione che il presidente mette al centro del suo messaggio per la Festa dell’Europa, che quest’anno coincide con il sessantesimo anniversario della dichiarazione di Robert Schuman, che fu la base per il processo d’integrazione. Quello cui stiamo assistendo in questi giorni, tra una crisi sovralimentata e una speculazione fuori controllo - scrive il capo, dello Stato nel suo messaggio per l’appuntamento del 9 maggio - richiede «un governo dell’economia europeo, che dia ulteriore autorevolezza alla moneta unica e rilanci lo sviluppo, l’occupazione e la qualità del lavoro, contando su un rafforzamento del patto di stabilità e crescita, su più effettive procedure di coordinamento e di sorveglianza delle politiche di bilancio e su migliori meccanismi di valutazione finanziaria». Per fortuna, «dopo settimane di incertezze e dubbi», e dunque con un pesante ritardo, purtroppo, «si sta finalmente facendo strada la consapevolezza che l’unità europea è un bene prezioso, da non sacrificare a visioni anguste e particolaristiche, a tatticismi e compromessi al ribasso». E se lo scenario di adesso impone «scelte decisive» in particolare sul versante della crisi, non vanno trascurate altre emergenze che premono. Come «la disoccupazione, i flussi migratori e i sempre più incontrollabili cambiamenti climatici».
Con tutta la sua coerenza di vecchio europeista, Napolitano incita a ricordare «il coraggio e la lungimiranza della dichiarazione di Schuman del 1950»: potrebbe essere una «fonte d’ispirazione e fiducia per i giovani» e, al tempo stesso, quasi un antidoto a chi mina la credibilità dell’Unione. «Grande responsabilità spetta ai leader di oggi», prosegue il presidente, «affinché si realizzino rapidamente politiche efficaci per far fronte a una speculazione finanziaria senza regole e slegata dalla realtà... Deve dunque concretizzarsi finalmente l’indispensabile governo dell’economia a livello europeo».
Per lui, «l’Europa potrà uscire rafforzata anche da questa crisi se saprà aprirsi a ulteriori e decisivi passi in avanti sulla via dell’integrazione, sviluppando pienamente le potenzialità e i nuovi strumenti del trattato di Lisbona».
Mentre un’Europa in affanno cerca di mettere in cantiere misure di sostegno per Atene, Giorgio Napolitano lancia un appello ai negoziatori che lavorano a Bruxelles. Dice che bisogna unire gli sforzi per trovare soluzioni che aiutino «l’amico popolo greco», mettano al riparo la moneta unica sotto attacco e rinnovino le ragioni del nostro stare insieme in quanto europei. E bisogna fare tutto ciò sapendo che, contrariamente alle tentazioni di alcuni Stati che si sentono più solidi, ormai «nessun Paese può illudersi di agire da solo».
E’ un’esortazione che il presidente mette al centro del suo messaggio per la Festa dell’Europa, che quest’anno coincide con il sessantesimo anniversario della dichiarazione di Robert Schuman, che fu la base per il processo d’integrazione. Quello cui stiamo assistendo in questi giorni, tra una crisi sovralimentata e una speculazione fuori controllo - scrive il capo, dello Stato nel suo messaggio per l’appuntamento del 9 maggio - richiede «un governo dell’economia europeo, che dia ulteriore autorevolezza alla moneta unica e rilanci lo sviluppo, l’occupazione e la qualità del lavoro, contando su un rafforzamento del patto di stabilità e crescita, su più effettive procedure di coordinamento e di sorveglianza delle politiche di bilancio e su migliori meccanismi di valutazione finanziaria». Per fortuna, «dopo settimane di incertezze e dubbi», e dunque con un pesante ritardo, purtroppo, «si sta finalmente facendo strada la consapevolezza che l’unità europea è un bene prezioso, da non sacrificare a visioni anguste e particolaristiche, a tatticismi e compromessi al ribasso». E se lo scenario di adesso impone «scelte decisive» in particolare sul versante della crisi, non vanno trascurate altre emergenze che premono. Come «la disoccupazione, i flussi migratori e i sempre più incontrollabili cambiamenti climatici».
Con tutta la sua coerenza di vecchio europeista, Napolitano incita a ricordare «il coraggio e la lungimiranza della dichiarazione di Schuman del 1950»: potrebbe essere una «fonte d’ispirazione e fiducia per i giovani» e, al tempo stesso, quasi un antidoto a chi mina la credibilità dell’Unione. «Grande responsabilità spetta ai leader di oggi», prosegue il presidente, «affinché si realizzino rapidamente politiche efficaci per far fronte a una speculazione finanziaria senza regole e slegata dalla realtà... Deve dunque concretizzarsi finalmente l’indispensabile governo dell’economia a livello europeo».
Per lui, «l’Europa potrà uscire rafforzata anche da questa crisi se saprà aprirsi a ulteriori e decisivi passi in avanti sulla via dell’integrazione, sviluppando pienamente le potenzialità e i nuovi strumenti del trattato di Lisbona».
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