Napolitano avvisa il nuovo Csm: rigore contro trame inquietanti

Dalla Rassegna stampa

Scadeva proprio ieri il Consiglio superiore della magistratura. E proprio ieri mattina i nuovi membri, i sedici togati e gli otto laici, si sono insediati al Quirinale. Una cerimonia che è andata oltre le formalità di rito. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, infatti, ha voluto lanciare un monito ben preciso, nel suo discorso. Ha invocato «regole deontologiche per i magistrati e per gli stessi componenti del Consiglio», predicato la «terzietà del Csm», fatto precisi riferimenti all'attualità citando «trame inquietanti che turbano e allarmano». Un discorso che, subito dopo, ha trovato ampi consensi bipartisan in questo clima arroventato da quello strappo dentro il Pdl che ha provocato una crisi politica alle soglie delle ferie. Va a fondo il capo dello Stato. E richiama all'ordine i 24 membri del Csm: si dovranno occupare della moralizzazione dei magistrati «alla luce di vicende recenti, di ampia risonanza nell'opinione pubblica, e di indagini giudiziarie in corso, di fenomeni di corruzione e di trame inquinanti che turbano e allarmano, apparendo essi, tra l'altro, legati all'operare di "squallide consorterie", delle quali tuttavia spetterà alla magistratura accertare l'effettiva fisionomia e rilevanza penale». Ma non solo. Per Napolitano da parte dei magistrati vanno «contrastate le oscure collusioni con il potere», ma «egualmente le esposizioni e le strumentalizzazioni mediatiche». Ad ascoltare il capo dello Stato, dal palco, il ministro della Giustizia Angelino Alfano e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, tra gli altri. Nelle prime file i membri laici Niccolò Zanon, Matteo Brigandì, Guido Calvi (Glauco Giostra non c'era), Annibale Marini, Bartolomeo Romano, Filiberto Palumbo e Michele Vietti, indicato come probabile vicepresidente nell'elezione che si svolgerà domani a Palazzo dei Marescialli. È ai membri laici che il capo dello Stato si rivolge ricordando che «non sono rappresentanti di singoli gruppi politici» e che dunque di conseguenza dovranno agire. Aveva già parlato Nicola Mancino, vicepresidente uscente del Csm, quando Giorgio Napolitano ha voluto puntualizzare l'importanza della terzietà del Consiglio, i cui pareri «non possono sfociare in un improprio vagliò di costituzionalità e non possono interferire nel confronto parlamentare già in atto sui contenuti del provvedimento». Mancino aveva appena rivendicato il diritto del Csm di esprimere opinione. Aveva detto, infatti: «L'istituzione che vigila sull'autonomia e indipendenza della funzione giudiziaria non è stata, non è e non può diventare una terza Camera», ma poi subito dopo si era chiesto, pleonastico: «Chi è che può avere timore di pareri del Csm che, peraltro, non sono vincolanti né per il ministro che ne è il destinatario né eventualmente per il Parlamento che è organo costituzionale sovrano?». Plauso alle parole di Napolitano arriva tanto dal vicepresidente dei senatori pol Gaetano Quagliarello, sia dal presidente dei senatori del Pd Anna Finocchiaro. «Il presidente Napolitano ha espresso un importante monito sul rischio che la magistratura possa assurgere a ruoli impropri e in contrasto con la terzietà», il commento di Quagliariello. E la Finocchiaro: «Il monito a garantire un rispettoso equilibrio tra i poteri ci appare proprio in questi giorni, anche sul versante politico, quanto mai necessario».

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