Nè talk-show nè tribune politiche. Il "pasticcio" versione Rai

Chissà se il governo sta pensando a un decreto contro la «legge bavaglio». I toni sfoderati dal viceministro delle comunicazioni Paolo Romani sono perentori. Premesso che nella campagna elettorale del 2001 «subimmo un`aggressione intollerabile da un programma di Santoro», Romani assicura: «Non abbiamo abolito noi i talk show, è stata la commissione di vigilanza che ha applicato alla lettera una sciagurata legge che si chiama par conditio e che noi vorremmo assolutamente abolire». Poi Romani, smentendo se stesso, aggiunge che la commissione ha «applicato la legge della comunicazione politica all`informazione politica». Dunque, non è vero che è stata seguita pedissequamente l'odiata par condicio, che distingue tra i due generi, perché una cosa dovrebbe essere la propaganda elettorale, altra l'informazione. Forse un decreto interpretativo chiarirà.
Anche il «pasticcio» di San Macuto ha provocato una situazione senza precedenti. La Rai, applicando a modo suo il regolamento stilato dal radicale Marco Beltrandi e approvato dalla maggioranza, che appunto imponeva ai talk-show le regole delle tribune politiche, ha deciso di abolire direttamente i programmi in questione, nell'ultimo mese di campagna elettorale, per evitare - questa la versione ufficiale - di violare le disposizioni della vigilanza. Secondo quel che immaginava Beltrandi, con il nuovo regolamento dovrebbe essere nche in caso i programmi di approfondimento avrebbero dovuto lasciare lo spazio alle tribune politiche o, appunto, comportarsi secondo le loro regole. Ma, sospesi i talk-show, a meno di venti giorni da voto non si vedono nemmeno le tribune. Il punto, denuncia lo stesso Beltrandi, è che il Viminale, approfittando del caos liste, non ha ancora fornito l'elenco dei soggetti politici che possono accedere alle tribune. Risultato, sotto elezioni la politica è bandita dalle reti Rai. E la Rai sta violando il regolamento della vigilanza che a sua volta violava la legge sulla par conditio. La questione potrebbe ulteriormente complicarsi in caso di rinvio del voto nel Lazio. Il Codacons chiede chiarimenti al ministro Maroni preparandosi a eventuali azioni legali. Mentre associazioni come Cittadinanzattiva e Altroconsumo hanno presentato un ricorso al Tar del Lazio contro la chiusura dei talk-show politici.
I conduttori dei programmi segati non stanno a guardare: Michele Santoro è al lavoro sulla sua puntata «extramoenia» dei 25 marzo, dedicata alla libertà e «adottata» dalla Federazione della stampa come iniziativa sindacale. Oggi dunque la Fnsì chiederà formalmente alla Rai di poter utilizzare il gruppo di Annozero per l'appuntamento e saranno annunciati location e titolo. Mentre Giovanni Floris lancia un talk-show itinerante nei capoluoghi di regione: «Se non possono venire i candidati da noi, andremo noi da loro. Abbiamo già contattato gli staff di alcuni candidati. Si potrebbe fare in un teatro o in un qualsiasi luogo pubblico. Potremmo chiedere di organizzare questi confronti all'Ordine dei giornalisti o alla Fnsi». Che dà la sua disponibilità.
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