"Morto perchè drogato" e su Giovanardi è bufera

Dalla Rassegna stampa

«Stefano Cucchi era in carcere perché era uno spacciatore abituale. La verità verrà fuori e si saprà che, poveretto, è morto soprattutto perché pesava 42 chili». Scatenano polemiche e indignazione le parole di Carlo Giovanardi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, con delega alle politiche sulla tossicodipendenza.

«Frasi disumane», «indegne di un Paese civile» attacca l’opposizione, chiedendone le dimissioni. Ma non è sola nelle critiche. Anche il capogruppo pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, obietta: «Da quello che è emerso non sembra sia solo una questione di droga né di anoressia, ma che Stefano Cucchi sia stato picchiato».

Il caso esplode in mattinata. Giovanardi è in diretta su Radio 24. E dichiara: « La droga ha devastato la vita di Cucchi, era anoressico, tossicodipendente, poi il fatto che in cinque giorni sia peggiorato... Certo bisogna vedere come i medici l’hanno curato. Ma sono migliaia le persone che si riducono in situazioni drammatiche per la droga, diventano larve, diventano zombie: è la droga che li riduce così».
«Parole che si commentano da sole», si limita a dire il padre del ragazzo, «sempre in attesa di giustizia». E la sorella Ilaria aggiunge: «Che Stefano avesse problemi non lo abbiamo mai negato. Non per questo doveva morire così».

Dure le accuse dal centrosinistra. «È ignobile e inaccettabile fare una gerarchia tra vite di serie A e di serie B», protesta la pd Livia Turco. Antonio Di Pietro chiede le dimissioni del ministro: «Per manifesta incapacità di ricoprire un ruolo». E accusa Giovanardi di aver «sdoganato un concetto terribile: per il debole «la rieducazione stile Arancia meccanica è accettabile e forse terapeutica». I radicali accusano il ministro di essere «ipocrita e proibizionista».

Imbarazzo anche tra gli alleati Pdl. «Non voglio far polemica con Giovanardi, ma non si possono sovrapporre posizioni culturali ideologiche a una realtà che, se è come sembra, è tragica», evidenzia Cicchitt o . « Si dice sempre che il detenuto è caduto per le scale. Ma a me pare che emerga un comportamento sul quale è bene che venga fatta luce. Sto ai dati di fatto. Ci sono le foto che mostrano le ecchimosi sul viso, i segni sulla schiena. Ci sono le fratture. Gran rispetto per le forze dell’ordine, ma chi va in carcere deve essere più sicuro di chi è fuori». Anche Benedetto Della Vedova stigmatizza lo «scivolone» di Giovanardi «che contraddice la linea di rigore e prudenza scelta dal governo» e auspica un chiarimento. Giovanardi ci prova: «Sono stato il primo ad esprimere solidarietà alla famiglia per quello che di certo c’è nella sua tragica fine: e cioè che durante la degenza ospedaliera si è permesso che arrivasse alla morte nelle terribili condizioni che le foto testimoniano». Ma poi insiste: «In tutto questo certamente la droga ha svolto un ruolo determinante».

È peggio. Il pd Roberto Della Seta commenta: «Le precisazioni rendono ancora più inquietanti le disgustose parole di Giovanardi». E il segretario Udc Lorenzo Cesa chiosa: «Quando in politica, come nella vita, manca ogni senso di "pietas" e di umanità si diventa barbari».
 

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