Morto di tumore il nigeriano testimone delle botte in cella

È il secondo decesso in poco più di tre mesi. E, anche se l’autopsia, che parla di «tumore al cervello», ha fugato qualche dubbio, la morte di Uzoma Emeka, nigeriano di 32 anni, scomparso il 18 dicembre scorso nel carcere teramano di Castrogno e che aveva assistito il 22 settembre al pestaggio di un altro detenuto, ha già sollevato polemiche e interrogazioni al Guardasigilli, Angelino Alfano. Sotto accusa c’è l’assistenza riservata al giovane ma anche le condizioni del carcere segnato da sovraffollamento (400 detenuti invece di 230), da personale ridotto all’osso (155 agenti invece di 203) e da molti reclusi malati come Emeka. Le cui precarie condizioni erano note a tutti.
Ora la procura di Teramo vuole ricostruire cosa è successo nelle due ore che il nigeriano ha trascorso tra la cella e l’infermeria del carcere prima di essere trasferito in ospedale dove è deceduto poco dopo l’arrivo. Ma i magistrati vogliono anche capire se il decesso è legato all’episodio del 22 settemnbre.
Intanto su Emeka si è mossa l’associazione "A buon diritto" di Luigi Manconi che denuncia un «grave stato di abbandono terapeutico». Mentre i Radicali e il Pd hanno chiesto una indagine interna per accertare «le cause del decesso».
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