Moratti: i clandestini senza lavoro regolare di solito delinquono

Dalla Rassegna stampa

 

«I clandestini che non hanno un lavoro regolare, normalmente delinquono» dice il sindaco di Milano, Letizia Moratti. Durante un convegno all’Università Cattolica, Moratti ha poi rinnovato il suo appello al Viminale a modificare il reato di clandestinità per rendere possibili espulsioni rapide se lo straniero irregolare è in attesa di un processo per altri reati. «Visto che la clandestinità è un reato - ha osservato il sindaco - le leggi devono essere rispettate, ma un clandestino colto in flagranza non può essere espulso se ha altri processi a suo carico. Per garantire l’efficacia del reato di clandestinità - ha osservato - occorrerebbe assorbirlo con altre fattispecie di reato e renderlo prevalente per rendere effettive le espulsioni».
Molte le polemiche su queste frasi. «La Moratti non trova di meglio che emulare il peggior Borghezio» afferma Filippo Penati (Pd), capo segreteria politica di Pierluigi Bersani. «Se qualcuno crea clandestini è lo Stato» dice Gaoussou Ouattarà, della direzione dei Radicali italiani, al presidio organizzato dal movimento di Marco Pannella a Milano per chiedere tempi più veloci nel rinnovo del permesso di soggiorno.
Anche l’arcivescovo Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, ricordando proprio i fatti della rivolta invia Padova a Milano nel febbraio scorso, ha affermato: «Questa e altre vicende, accadute in Italia negli ultimi mesi, pongono grandi interrogativi sulla
gestione dell’immigrazione in zone periferiche già a rischio».
Ma il ministro dell’Interno Roberto Maroni ha difeso Letizia Moratti. Poi ha aggiunto che la collaborazione tra Viminale, università, enti locali e in particolare Comuni, attraverso l’Anci, può essere l’antidoto alla possibilità che anche nelle città italiane nascano rivolte come nelle banlieue parigine. Lo studio della Cattolica, presentato ieri, parla in questo senso di«alto potenziale di rischio».
Per il ministro dell’Interno quello tra sicurezza e integrazione è un binomio inscindibile che spetta anche alla responsabilità dei sindaci e ha insistito sull’esempio di Verona: «Lì il rigore contro l’immigrazione clandestina è massimo. Rispetto delle regole e rigore significa anche possibilità di integrarsi meglio».
Maroni ha annunciato un nuovo obiettivo che il ministero si è dato: «Quando sono arrivato io - ha
spiegato - il tempo medio per avere il permesso di soggiorno era di 18 mesi. Adesso siamo arrivati a 45 giorni ed entro giugno voglio arrivare in tutte le questure a un tempo massimo di 30 giorni».
Ma non manca l’allarme sul fronte della lotta all’immigrazione clandestina: «L’uscita di Malta dal Frontex - ha spiegato Maroni - può avere conseguenze negative perchè rompe un fronte che finora è stato unito nel controllo del Mediterraneo». Il vertice bilaterale di giovedì prossimo con Malta sarà l’occasione, ha spiegato il ministro, per «convincere i colleghi maltesi a riprendere con noi le azioni di pattugliamento del Mediterraneo».

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