“Monti non nomini un governo di soli maschi”

“Stiamo rischiando di avere un governo da Arabia Saudita, tutti maschi”. La prima a denunciare la nascita di un esecutivo di soli uomini è stata Emma Bonino. Lei, che è una delle candidate più probabili alla guida di un dicastero (quello delle Politiche comunitarie, ndr), ha innescato una reazione a catena che ha mobilitato molte donne contro una squadra degna di una partita di calcetto.
Dopo un'esponente del genere femminile a capo degli industriali e una alla guida del maggiore sindacato, non è accettato un passo indietro: "Sarebbe un segnale estremamente negativo avere un governo di soli uomini e di uomini della cintura milanese", ha dichiarato il segretario generale Cgil, Susanna Camusso. Chi invece fa nomi e cognomi è la parlamentare democratica Anna Paola Concia: "Bisogna dire chi, per competenze e preparazione, può contribuire a far uscire il paese da questa terribile crisi storica". E allora ecco sei nomi per Mario Monti: Lucrezia Reichlin (professoressa alla London School of Economics e membro del Cda di Unicredit) Irene Tinagh (economista e Young global leader per il World economic forum), Claudia Mancina (docente di Filosofia ed ex parlamentare Ds), Anna Donati (esperta di mobilità sostenibile ed ex senatrice dei Verdi), Chiara Saraceno (sociologa della famiglia ed esperta di questioni femminili) e Livia Pomodoro (presidente del Tribunale di Milano).
Tra queste, solo l'ultima sembra essere stata considerata per un incarico. "Se le parole d'ordine del governo Monti sono equità e crescita, il pensiero deve necessariamente andare alle tante professioniste ed esperte di settore che nel mondo universitario, così come in quello del lavoro, non hanno niente da invidiare ai loro colleghi uomini", spiega la Concia, che contesta la protesta troppo "indistinta" che sta facendo il movimento Se non ora quando? Sul sito dell'associazione femminile, nata in piazza il 13 febbraio, è aperta la discussione e c'è chi cita anche una ricerca che dimostra come con le donne al governo diminuisca sensibilmente la corruzione. Ma la Rete è scatenata: il movimento La metà di tutto, che conta 43 mila adesioni, ha inviato a Giorgio Napolitano e a Mario Monti un appello a favore della rappresentanza femminle nel nuovo governo. "Gentile Presidente Giorgio Napolitano, voglio sperare che Monti capisca che il nuovo corso sarà veramente tale se ci saranno donne nell'esecutivo" ha scritto la presidente Chicca Olivetti. Ma non solo qualcuna. La Rete Armida, associazione composta da magistrate, diplomatiche, funzionarie delle Camere e di Authority, docenti universitarie e donne dirigenti delle amministrazioni pubbliche, chiede che l'esecutivo sia composto al 50% da donne. L'appello è stato ricevuto e domani Monti incontrerà la consigliera nazionale di pari opportunità, rappresentante istituzionale delle donne. Ma i nomi che circolano sono ancora pochi.
In corsa ci sarebbero Anna Maria Cancellieri, (commissario prefettizio prima a Bologna e ora a Parma), candidata per una poltrona di peso come quella degli Interni e Luisa Torchia, (ordinario di Diritto amministrativo), che potrebbe andare alla Funzione pubblica. Molte meno della metà del cielo.
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