Articolo di Paolo Foschi pubblicato su Corriere della Sera, il 22/02/11
Luca di Montezemo lo ha detto «no». Ha rifiutato l'offerta, ricevuta da Gianni Letta giovedì: non sarà il presidente del Comitato promotore per Roma 2020. Ieri mattina, in un incontro proprio con il sottosegretario Letta, ha annunciato il passo indietro nella rincorsa olimpica. Una mossa a cui sarebbe stato di fatto costretto da Giulio Tremonti. Il presidente Ferrari infatti si era detto «pronto ad accettare», ma a tre condizioni. Aveva chiesto consenso unanime, sostegno economico del governo e progetto di alto livello. E il ministro dell'Economia, secondo quanto trapela da Palazzo Chigi, avrebbe fatto mancare due condizioni su tre: avrebbe espresso la propria contrarietà; e avrebbe escluso anche la possibilità di «qualsiasi forma di copertura con risorse pubbliche». Qualcuno ha interpretato il fuoco di sbarramento del ministro come una prova di forza nei confronti di Letta. Vero o falso? Chissà, Montezemolo però non ha potuto far altro che ritirarsi: «Non c'erano le condizioni, nel governo c'erano posizioni diverse», ha spiegato in serata da Ancona.
Così il sindaco Gianni Alemanno, dopo aver incassato una collezione di rifiuti (oltre a quello di Montezemolo, Letta stesso, John Elkann, Alessandro Benetton e Nerio Alessandri), ha avviato consultazioni lampo con Coni e governo per uscire dall'impasse. Ed è così venuto fuori il candidato definitivo: Mario Pescante, 73 anni, una vita nel mondo dello sport, vicepresidente Cio ed ex presidente del Coni, ma anche deputato alla terza legislatura con il centrodestra. Ieri sera, dopo un incontro con Petrucci, Alemanno e Letta, ha sciolto le riserve: «Accetto con entusiasmo». Una presidenza forte sul piano sportivo che ha già avuto la benedizione del numero uno del Cio Jacques Rogge (e che ha convinto i bookmaker ad abbassare la quota di Roma olimpica da 8,5 a 1 a 8 a 1), ma che rischia di far saltare quello spirito bipartisan da tutti invocato, anche se Alemanno ha precisato che «non è una scelta politica, abbiamo puntato su una personalità del mondo dello sport e spero che l'opposizione voglia collaborare».
Adesso dunque si riparte da Pescante, ma il «no» dell'uomo della Ferrari e i rifiuti di tutti gli imprenditori contattati pesano come macigni sulla candidatura capitolina. Il passo indietro di Montezemolo ha di fatto certificato come la politica italiana sia già spaccata addirittura con una frattura tutta interna al centrodestra; e la preoccupazione del Campidoglio è che il «no» dei vari industriali contattati possa essere letto all'estero come un giudizio negativo sul progetto.
Intanto la polemica politica si infiamma. Il centrosinistra, con l'eccezione di Sergio Chiamparino, è andato all'attacco: «È stato scelto un uomo di parte», ha commentato Giovanna Melandri, del Pd. E Giovanni Lolli, responsabile sport del partito di Bersani, ha rincarato la dose: «Le condizioni poste da Montezemolo erano assolutamente logiche e rappresentavano l'unico possibile collante politico. Così il governo rischia di far morire la candidatura di Roma ancora prima di essere lanciata ufficialmente». Pescante però sottolinea di aver ricevuto un «sì bipartisan»: «Ho avuto colloqui con i massimi vertici del Pd che mi hanno confermato la simpatia personale, pur restando contrari all'iniziativa».
Il centrodestra, da Alemanno al sottosegretario Rocco Crimi, ha provato invece a far quadrato intorno a Pescante: «È il candidato ideale». E anche il presidente del Coni Petrucci ha parlato di «scelta di altissimo profilo sportivo». Adesso il sindaco Alemanno, anche per rispondere a chi come i Radicali parla di «soliti nomi da Prima Repubblica», prova a correre ai ripari: «Nel board del comitato ci saranno giovani emergenti». Intanto, ci sono i vicepresidenti: Petrucci e Alemanno (forse anche Walter Veltroni). E della squadra farà parte Franco Carraro, membro Cio, il cui apporto è considerato determinate per la riuscita dell'operazione. Il suo ruolo: presidente dello studio di fattibilità.
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