E il Monsignore replica: con questa non ti ci compri neanche un caffè, questa è bigiotteria

«Abrogare il Concordato, denunciare il Trattato». Immancabile appuntamento dei radicali ieri a Roma fuori dall'ambasciata italiana presso la Santa Sede dove si celebrava in pompa magna l'anniversario dei Patti Lateranensi. «Ma quale Vaticano, ma quale gerarchia. Dieci, cento, mille Porta Pia», «Al Cardinale pagà l'Ici je fa male», «Otto per mille un miliardo di euro: e io pago». Gli slogan e i cartelli erano un po' degli evergreen, come del resto le questioni di cui parlavano.
Nel mirino dei manifestanti il Concordato, di cui da sempre chiedono l'abrogazione. «Manifestiamo per riaffermare l'urgenza di affrancare la Repubblica Italiana dal peso economico e civile di uno Stato assoluto e confessionale», spiega il segretario Mario Staderini. «Ci avevano chiamato bugiardi e detto che volevamo affamare le parrocchie, oggi il governo Monti ci dà ragione. Il Concordato e il Trattato, garantendo un fiume di denaro e di potere al Vaticano, condizionano le libertà degli italiani e degli stessi cattolici. Dobbiamo superarli a cominciare dall'otto per mille: un miliardo di euro delle tasse degli italiani senza rendiconti. È questo che oggi Monti deve chiedere alle gerarchie vaticane», ha concluso. Ma è appunto 1'8 per mille la moneta di scambio fra Italia e Vaticano: introdotta, anche se parzialmente, la tassa sugli immobili, con ogni probabilità non sarà neanche aperto il fascicolo sull'8 per mille, il vero 'tesoro' delle entrate della Chiesa.
I radicali hanno allegramente preso di mira i politici e i porporati, via via che uscivano dal palazzo. Bersani è stato accolto con il coro «santo subito». Siparietto fra Staderini e monsignor Fisichella, canzonato per il prezioso collare con crocefisso che porta al collo. Il monsignore, rivolto a Staderini, si è levato la collana, ha fatto il gesto - ma solo il gesto - di consegnarla: «Con questa non ti ci compri neanche un caffè, questa è bigiotteria». Vecchia ruggine, quella fra la porpora e i radicali. Una volta, a Porta a Porta, aveva detto, non senza ragioni: «Io non ho bisogno di fare digiuni per andare in tv».
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