Monito di Bagnasco ai politici «Il vostro fine è la giustizia»

La Chiesa segna una tripletta domenicale di messaggi diretti al mondo della politica e dell'economia. Il primo è partito a mezzogiorno da Castelgandolfo. Benedetto XVI ha lodato il lavoro delle Acli ricordando ai credenti di non perdere mai di vista la «Laborem exercens», una delle tre encicliche sociali di Papa Wojtyla, definita una «pietra miliare della dottrina sociale»: l'uomo è il metro per misurare la dignità del lavoro; quasi in contemporanea da Ancona, il cardinale Giovanni Battista Re assieme ad una trentina di vescovi, aprendo il Congresso Eucaristico, ha affermato chiaro e tondo che in Italia «la vita sociale e politica ha bisogno più che mai di un colpo d'ala» per un rinnovamento «nell'onestà, nella rettitudine morale e nella solidarietà». Infine, nel pomeriggio, da Frascati, il cardinale Angelo Bagnasco ha fatto sapere che la società non può essere solo dei «forti e dei furbi»: intaccare «i valori spirituali e morali di una società, è come attentare alla sua integrità e unità».
Inaugurando la Summer School della Fondazione Magna Charta, il presidente della Cei ha tenuto una dotta lectio magistralis in cui, oltre a togliersi qualche sassolino dalla scarpa, ha elencato quali sono le aspettative della Chiesa verso tutti coloro che si occupano di politica. Innanzitutto, ha detto, chi decide di mettersi a servizio della polis deve smetterla di soddisfare bisogni e desideri personali. Semmai dovrebbe agire avendo come faro il bene comune, il concetto di dare e non dell'avere. «La politica significa avere a cuore non anzitutto le peculiarità individuali, ma ciò che appartiene a tutti», ha detto aggiungendo subito dopo che chi si mette su questo sentiero deve avanzare senza ascoltare troppo sondaggi e convenienze del momento. «Inseguire desideri o esigenze singolari, trascurando i bisogni generali è ingiusto».
I borbottii delle gerarchie ecclesiastiche davanti ad un quadro generale definito in diverse occasioni deludente proseguono e non accennano a diminuire. Il presidente della Cei, Bagnasco, aveva per primo rotto il tradizionale riserbo una ventina di giorni fa da Madrid, dove si trovava per la Giornata Mondiale della Gioventù. In quell'occasione, osservando le aspettative dei giovani, si era lamentato per l'eccessivo tasso di evasori fiscali e la sostanziale disattenzione verso le famiglie. Poi alcuni giorni dopo si era ascoltato un intervento estemporaneo del cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, a favore delle cooperative ingiustamente penalizzate dalla manovra finanziaria.
Davanti ai vertici della Fondazione Magna Charta, un think thank di stampo conservatore che organizza ritiri estivi che negli anni passati sono stati aperti anche da Dell'Utri e dall'ex ministro Bondi, Bagnasco ha ribadito che la Chiesa non intende tacere: «C'è chi vorrebbe fosse chiusa in sacrestia». C'è da scommettere che da qui a quest'inverno, visto il quadro generale, si ascolteranno altri interventi in campo politico. Il più corposo sarà sicuramente quello previsto per ottobre, a Todi, dove Bagnasco assieme a Lorenzo Ornaghi, rettore della Cattolica, parlerà al mondo dell'associazionismo cattolico (Acli, Mcl, Compagnia delle Opere, Cisl, Confartigianato, Confagricoltura) che da tempo vorrebbe dare vita ad una piattaforma comune per creare le basi (in prospettiva) per un partito ispirato alla dottrina sociale della Chiesa. Un progetto molto ambizioso che la Cci osserva con un misto di disincanto ed interesse. A tutti sembra chiaro che se non cambia l'attuale legge elettorale ci sarà ben poco spazio per farlo avanzare. A scanso di equivoci il cardinale Bagnasco anche da Frascati ha ripetuto che i cosiddetti valori non negoziabili (difesa della vita e della famiglia) restano una pietra miliare per i cattolici. Davanti a questi non c'è mediazione che tenga.
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