Mirabello, possiamo chiamarla svolta?

Dopo il discorso di Fini, opinioni a confronto e previsioni sul futuro
Furio Colombo
Parafraserò la gloriosa canzone operaia per dire: se la descrizione fatta da Fini del berlusconismo vi sembra poco, provate voi a dire quale voce autorevole del Pd, ha detto di più, o almeno qualcosa di equivalente in 15 anni. Fini ha fatto un regalo ai pochi sostenitori dell'opposizione senza tregua, riconoscendo che ogni cedimento verso l'immensa disonestà di Berlusconi non ha fatto che allargare lo spazio di arbitrio del padrone e le pretese dei suoi soci Bossi e Maroni addetti al lavoro sporco. Molti passaggi del discorso di Fini certificano che l'opposizione senza tregua non era matta, era l'unica.
Ha detto tutto, Fini? No. Ha rotto tutto? No. Così come, con intelligenza politica, non si è dimesso, ha solo usato il suo diritto di parola e li ha lasciati cadere nell'errore di espellerlo come traditore, allo stesso modo non fa la guerra. È la vecchia guardia del capo a spintonarlo. Tenteranno, anche con manifestazioni violente, di cacciarlo dalla presidenza. Ci riusciranno. E l'errore sarà ancora più clamoroso. Per questo Bossi e Maroni vorrebbero cancellare il brutto sogno con le elezioni subito. Comunque con un solo discorso, apparentemente moderato, Fini ha rovesciato il tavolo. Aspettare la risposta di Berlusconi per credere.
Maurizio Viroli
Forse ho criteri di giudizio troppo severi, ma a mio parere il discorso di Fini a Mirabello è un ottimo esempio del linguaggio di un leader politico minore che non sa produrre una posizione coerente e non sa ricavare dalle sue analisi le giuste conseguenze. Come si fa a dichiarare, che "i processi si devono svolgere" e poco oltre che "nessuno è contrario al lodo Alfano o al legittimo impedimento" e "al processo breve"? Che altro sono se non dei mostri giuridici e politici che hanno quale unico fine tutelare non il presidente del Consiglio da accuse legate alla sua funzione, ma proteggere Berlusconi dall'accusa di reati che nulla hanno a che vedere con il suo ruolo di presidente del Consiglio? E se dichiari che Berlusconi ha l'attitudine "a confondere la leadership con l'atteggiamento di un proprietario di azienda", e insorgi in nome del principio che gli italiani non sono un popolo di sudditi, con quale serietà affermi poi che i parlamentari di Fli sosterranno "da donne e uomini liberi" il programma che B. presenterà? Le elezioni sono ora, forse, più lontane. Ma lo è anche la fine del sistema di corte e del potere del signore.
Lucia Annunziata
Il discorso di Mirabello non ha cambiato la situazione dentro il Pdl. Ma è stata una ottima prova della saldezza di nervi del politico Fini: il che non è poco per uno che studia da premier, in un Paese come l'Italia in cui la classe politica ha una crisi di nervi ogni volta che qualcuno per strada gli fa un fischio. La sua immensa cocciutaggine gli ha evitato la doppia tentazione - la Scilla di un attacco di nervi (che lo avrebbe fatto apparire insicuro e logorato), e la Cariddi della rodomondata politica (in Italia nessuno sente il bisogno di un ennesimo partitino). Non è vittoria da poco per un uomo messo sotto pressione per un'intera estate da uno stillicidio di piccole infamie. In questo senso, il vero colpo di grazia ai nemici è stato portarsi Elisabetta Tulliani. Mossa da grande leader, che non molla nelle fauci dei suoi avversari nessuno, ancor meno la madre dei suoi figli, tanto più se questa fosse davvero colpevole di ogni accusa rivoltale. Il problema rimane dunque in casa Bossi-Berlusconi. L'agitazione con cui i due stanno consultando il calendario per la migliore data possibile per le elezioni, ne è la prova provata.
Gianfranco Pasquino
Il discorso
Brillante discorso di un politico di professione che ha toccato temi di grande importanza: la democrazia nei partiti; il diritto al dissenso; l'autonomia delle istituzioni; il senso civico e l'adempimento del dovere; governare non come esercizio del comando, ma come capacità di trovare la soluzione migliore attraverso la persuasione; il federalismo per un Paese più equilibrato; la necessità di "un partito liberale di massa", comunque, il suo impegno personale per costruirlo. Auguri al predicatore (lo dico con apprezzamento) che, se riesce a costruire una destra decente, "normale", europea, cambierà la politica italiana.
Il futuro del governo
Niente ribaltoni. Consentirebbero a Bossi e al Cav. di apparire vittime. Il processo breve sembra meritoriamente finito nella stessa carta straccia dove già si trova il ddl sulle intercettazioni. Ottima l'idea del governo à la carte delineato da Fini. Di ogni provvedimento, in particolare quelli che non erano nel menu programmatico, si discutono i dettagli. Forse anche l'opposizione avrà qualcosa da dire e proporre.
Oliviero Beha
Fini, come tutti e da un pezzo ormai, equipara la politica al poker. O vinci o perdi, dalle carte che hai e/o che ti vengono e dalla scelta di strategia. Gli spettatori sono comunque fottuti da quella che scambiano per politica, ed è un "gioco". Così diventa leggibile il discorso dell'ex fascista, ora liberale di destra e democratico anti-regime. È un giro di carte. Ed è in vantaggio lui, apparentemente, perché come nella guerra anglo-boera qui muore chi rimane con il cerino acceso, visibile nella notte dai cecchini, l'ultimo ad accendere, solitamente il più giovane (nel caso, eroticamente Berlusconi). Non valuto quindi la fenomenologia di un politico, ma di un pokerstar. E tralascio il cinismo o la "distrazione" con cui ha definito una "lapidazione alla musulmana" l'attacco per la casa di Montecarlo mentre il titolo successivo dei tg era su Sakineh e la sua vita. Il futuro? Nel marasma del tavolo da poker, giacché il Caimano comunque eccelle nell'arma "elettorale" mentre sbuffa nell'agonia di routine, nel Casinò Italia più probabile il voto anticipato.
Massimo Fini
Finalmente, dopo tanti bla bla bla di esponenti della destra e della sinistra, un discorso politico. Preciso, chiaro, in cui, tra l'altro Gianfranco Fini ha definito Silvio Berlusconi per quello che è: un energumeno, uno "stalinista" degno di figurare in quel 'libro nero del comunismo' che Berlusconi sbandiera sempre. Un discorso che la sinistra avrebbe dovuto fare da anni e che invece, con questa limpidezza, non ha mai fatto. Penso che Fini dovrà lasciare la presidenza della Camera e che si andrà alle elezioni. Se credessi nella democrazia rappresentativa e fossi di sinistra lo voterei o cercherei di allearmici, come ha suggerito la presidente Pd Rosy Bindi, perché l'uomo ha dimostrato di avere rispetto delle leggi, della magistratura e della dignità nazionale. Tutto il contrario di Berlusconi. E cercherei di inserire un cuneo fra Pdl e Lega, garantendo a Umberto Bossi, politico pragmatico, il federalismo fiscale.
I "distinguo" vanno avanti da mesi: sono tutte le dichiarazioni - da quelle sulle coppie di fatto alla cittadinanza agli immigrati, dalla procreazione assistita alle norme ad personam - rilasciate dal presidente della Camera Fini che hanno dato fastidio al resto della maggioranza. Ma lo scontro vero e proprio si consuma il 22 aprile scorso, durante la Direzione nazionale del Pdl. Finiva al microfono e spara a zero contro Berlusconi: dallo strapotere della Lega al garantismo confuso con l'impunità. Quando arriva il suo turno, il premier lo minaccia: "Un presidente della Camera non deve fare il politico, se vuoi farlo lascia quella poltrona". Fini si alza e dice: "Che fai mi cacci?". L'espulsione arriva il 29 luglio: l'Ufficio di presidenza del Pdl leva la fiducia a Fini e deferisce ai probiviri i tre finiani di più stretta osservanza, Granata, Briguglio e Bocchino. Nasce il nuovo gruppo parlamentare, Futuro e libertà per l'Italia. Per tutto agosto Il Giornale, quotidiano della famiglia Berlusconi, porta avanti la campagna sulla casa di Montecarlo - un'eredità di An ora occupata dal cognato di Fini - e organizza la raccolta firme per chiedere le dimissioni del presidente della Camera. A Mirabello Fini ha ribadito che non se ne andrà.
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