"Il mio Craxi, un ritratto shakesperiano"

Dalla Rassegna stampa

Farà discutere la notizia che è in cantiere la messinscena di un testo sull’esilio-latitanza del leader socialista Bettino Craxi, Una notte in Tunisia. Autore uno scrittore-drammaturgo "scabroso" come Vitaliano Trevisan, protagonista un attore "sconsiderato" come Alessandro Haber, regista una figura "ostinata" come Andrée Ruth Shammah. Il debutto è fissato per metà novembre al Teatro Franco Parenti
di Milano, coproduttore con Gli Ipocriti. «M’interessava la condizione umana di un uomo politico in affanno, esule, allergico alla società che lo ha giudicato, malato, circondato solo da familiari o intimi fidati», spiega Trevisan, che si dice estraneo s ogni intento riabilitativo e a ogni docufiction, «convinto semmai che certo clima traumatico nelle sfere alte del potere si ripeta quasi tale e quale ai nostri tempi». I personaggi di questa che l’ autore definisce "tragicommedia" sono quattro: attorno a Craxi, che per ora si chiama X, c’è la moglie ribattezzata Elisabetta, un domestico factotum veneto (sull’esempio dell’ex dipendente dell’hotel Rafael di Roma) e, evocato per puro pretesto, distinto come XX, il fratello Antonio Craxi, ombra familiare anomala ma reale, intellettuale di fede induista.
«Non farò un’ imitazione di Bettino Craxi - assicura Haber- anche se avrò quella testa, quegli occhiali e solo in parte quel corpo robusto. Io sento d’impersonare, al di là delle colpe, e del buono o cattivo governo, il corrispettivo attuale d’un ritratto ravvicinato di un Riccardo o di un Enrico shakespeariano. Intendiamoci, so che è pericoloso, ma a me piacciono le figure non simpatiche a tutti i costi. Qui si tratta di avventurarsi nella dimensione intima di un capo carismatico che, piaccia o no, appartiene alla nostra storia, per tentare di afferrarne l’anima, e qualcosa di viscerale, compreso un lato caparbio e orgoglioso che non accettava umiliazioni».
L’idea di questo copione parte dalla lettura che Trevisan fece del libro di Bobo Craxi e Gianni Pennacchi Route Al Fawara, Hammamet. «Ho cercato-prosegue Trevisan- di far parlare una personalità inquieta relegata in un auto-confinamento, e ho fatto appena cenno ad altre figure pubbliche che lui cita (Di Pietro, Pannella..., ndr)». E Haber: «Chiuso nella sua tana di Hammamet, ha qualcosa di animalesco che appartiene anche alla mia indole. Non temo attacchi ideologici: a chi interessa giudicare Ezra Pound o Lucio Battisti per le loro idee? Se serve precisarlo, comunque, io all’epoca ero tra il Pci e i radicali». Non sarà uno spettacolo politico, piuttosto una metafora su una figura tragica.
«Non manca un finale a sorpresa, un po’ da brividi e un po’ grottesco alla Bernhard» aggiunge Haber/Craxi di Una notte in Tunisia, che sarà anche in un volume Einaudi.

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