Migranti uguale bestie

Solo una voce ha raccontato al mondo di una strage di essere umani che si sta compiendo in queste ore e minaccia di continuare. Uccidono o lasciano morire nel deserto coloro che non pagano un riscatto. Uomini ma anche donne. Anche donne incinte. Chi uccide? "Predoni" o "mercanti" che si muovono con il loro carico umano da un confine all’altro, complici le polizie, trasportando, ogni volta, in cambio di soldi, un carico di merce umana. Dove uccidono? A quanto pare nel deserto del Sinai, dunque in Egitto, dunque non lontano dal confine di Israele, vicino a una speranza di salvezza. Ma quando la salvezza è in vista, il prezzo viene improvvisamente moltiplicato. 8 -10 mila dollari per uomo o donna o bambino. Oppure uccidono a bastonate, e lasciano i cadaveri accanto ai vivi. Adesso, mentre ne parliamo, adesso, qui vicino all’Europa, adesso mentre nessuno muove un dito, adesso mentre solo i preti, il Partito Radicale e pochi senatori e deputati Pd si occupano degli abbandonati al massacro nel deserto, tutto ciò sta accadendo. Chi ha parlato per far sapere? È un prete. Padre Mussi Zerai del Pontificio Collegio Etiopico. Lo ha fatto sul giornale "L’Avvenire" e poi su "Il Fatto". Don Mussi è eritreo, come le vittime. Ricordate le centinaia di eritrei in viaggio disperato verso l’Italia, con la legittima speranza di ottenere diritto di asilo come salvezza dal loro dittatore, dalla guerra senza fine che tormenta il loro Paese? La polizia libica, incaricata e finanziata dalla Repubblica Italiana, li aveva fermati e fatti scomparire in prigioni di morte. Tutto quello che hanno ottenuto le Nazioni Unite tramite il governo italiano che paga la Libia è una finta liberazione. Ricordate la incivile fine di quella storia? Abbandonati senza documenti in un avamposto del deserto libico. Per il passaporto rivolgersi alla ambasciata eritrea, che vuol dire sterminio immediato delle famiglie rimaste in patria.
Lo vedono tutti. La macchina della morte comincia con i respingimenti in mare stabiliti dal Trattato di Parternariato Italia-Libia che permette le stragi di migranti fino a sponsorizzarle con navi, armi e danaro italiano. Chi non muore in mare senza neppure poter dire il suo nome (nessuno sa quanti) viene portato in Libia, ridotto a prigioniero comune senza data di liberazione nel Paese che non ha sottoscritto alcun trattato umanitario. Se ti "liberano" e ti portano nel deserto, arrivano i predoni per un altro viaggio di morte. Pagano la polizia, scendono nel deserto verso il Sudan, risalgono l’Egitto verso il confine del Sinai, dopo aver compensato varie polizie di frontiera, e accatastano la merce umana in attesa di pagamenti che aumentano come le sofferenze. Il silenzio europeo è il complice. Il Trattato Italia-Libia ha fatto scattare il crimine. Il silenzio italiano sarà l’ultimo delitto.
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