La mia Vita Radicale «Le rivoluzioni oggi? Ci sono, riesci a coglierle in ogni particolare»

Dalla Rassegna stampa

 Marco Pannella, le battaglie, le sconfitte: 58 anni in prima linea peri diritti. A lui il Premio Galileo 2000

 
«Riesci a cogliere le rivoluzioni in ogni particolare». Marco Pannella sarà insignito, a settembre, del Premio Galileo 2000 per la pace e i diritti umani. A Firenze corre, tra un appuntamento e l'altro in giro per l'Italia e l'Europa, per un Consiglio provinciale dedicato al carcere, tenuto presso l'istituto di Sollicciano. Ha appena lasciato le donne carcerate, che l'hanno accolto a braccia aperte e tra gli applausi, gli si sono fatte intorno, l'hanno abbracciato, assieme agli altri «ospiti».
«Siamo stati condannati più volte per le condizioni delle nostre carceri, ora arriverà anche la sentenza della Corte europea dei diritti umani», ricorda. Anche qui però, un segnale di speranza: «Non ci sono più rivolte, non ci sono più materassi bruciati, ma scioperi della fame». È anche questo uno dei «particolari» che gli fanno vedere ancora la speranza, un filo rosso che lega i suoi 83 anni di vita di cui 58 di militanza nel Partito radicale. Una speranza che emerge nonostante «non si viva più in uno Stato, in Stati, di diritto. Dai tempi della guerra in Iraq, dai tempi di Bush e Blair, di cui Obama e Cameron sono la naturale conseguenza». Eppure ci sono segnali della «rivoluzione», i «particolari», persino in Cina: «C'è un virus positivo», dopo l'azione dei movimenti nonviolenti - come quello Radicale Al partito più nemico della Cina, ci hanno definiti» - si sono visti dei passi in avanti nella lotta alla pena di morte. «Sette mesi dopo quella affermazione, nata da una nostra protesta, a 1.300 magistrati è stata avocata la possibilità di comminare la pena di morte, attribuita ora solo alla Corte suprema. Ci sono state 7 riforme della giustizia, ora i processi sono digitalizzati».
Il prossimo passo, in Cina, sarà di portare (dopo averne ritrovata una vecchia copia) il «Manifesto di Ventotene», summa del pensiero di Altiero Spinelli e Ernesto Rossi, base del-l'idea di Europa unita ma soprattutto la «risposta spinelliana» ad una nuova democrazia. «E lo pubblicheremo anche in arabo e esperanto», annuncia Pannella. Per questo motivo «con l'associazione Nessuno Tocchi Caino faremo cose filocinesi, un'apertura di credito nel dramma».
Non è facile seguire il leader radicale, mentre salta di decennio in decennio, dagli intellettuali cattolici francesi degli anni '3o alle assemblee del-l'Onu in cui difendono i diritti dei tibetani e degli Uiguri, popolazione musulmana vessata anche lei come i buddisti dal governo comunista di Pechino. Anche qui, Pannella coglie un segnale della «rivoluzione»: «Nel loro ultimo appello, hanno affermato: noi tibetani puntiamo sul progresso democratico degli Han» dei cinesi. Non nello scontro, appunto, ma in una nuova convivenza che passa da una evoluzione, da una rivoluzione, dalla democrazia.
E quel ribaltamento delle posizioni, quell'approccio liberale, non violento ma radicale nel cambiare le cose, che fa parlare Pannella del raggiungimento di una «egemonia culturale» delle loro idee. Un accenno gramsciano nel momento «in cui prendiamo 62 mila voti e basta: siamo passati dallo 0,5 allo o,o». Eppure, è come aver vinto una guerra, dopo tante battaglie perse. Quella guerra che ha portato il presidente Napolitano «che pure è in attentato alla Costituzione, per quello che fa e quello che non fa», a riconoscere la giustezza delle richieste sul carcere, sull'amnistia. «Quella guerra che ci dice che il 4o per cento dei cattolici praticanti del Veneto sono a favore dell'eutanasia». E secondo Pannella c'è una rivoluzione in atto anche «nella religiosità». Non nella religione. «Ci darà altre sorprese, Papa Francesco: con un Conclave, ha fatto un Concilio». E sia lui che Papa Benedetto XVI «non hanno voluto più essere Cesari». Pannella cita proprio Ratzinger che, con «più che una punta di ironia, ricordava che, nella sua storia, la Chiesa è stata più forte quando è stata più povera. Purtroppo, notava, succede solo quando siamo spogliati dalla ricchezza». Da altri, evidentemente. E qui Pannella sorprende, ribaltando e stupendo per l'approccio, questo si, laico: «La religiosità autentica diffida del potere religioso, sempre contenitore simoniaco. Le nostre speranze sono abitate più nella sponda destra del Tevere che in quella sinistra». Più nel Vaticano che nei palazzi della politica romana.
Qui Pannella, tra citazioni di Hannah Arendt e Aldo Capitini, Benedetto Croce e Pasteur, Ike Eisenhower (in una anedottica che è una sorta di esperanto mentale) ricorda però che siamo passati «dallo stato di diritto alla ragion di Stato». Pannella riparte dall'Iraq, dalla guerra decisa nella menzogna della «pistola fumante», la rivincita del «potere assoluto contro il potere Costituzionale. Anche negli Usa di Obama. Ora dobbiamo puntare al diritto alla verità, o meglio diritto umano alla conoscenza di quello che lo Stato fa», «ora dobbiamo puntare all'amnistia», «ora dobbiamo puntare al disarmo strutturale», «la religiosità è laica, il potere, Cesare, è di merda», «ora è necessaria una organizzazione internazionale della democrazia». Nonostante i 62 mila voti, Pannella resta convinto: alcune battaglie sono state perse, la guerra dell'«egemonia culturale» può essere vinta. «Ma come scrisse Gramsci, l'egemonia culturale è possibile solo in uno Stato democratico liberale».
(ha collaborato Marzio Fatucchi)

© 2013 da Corriere Fiorentino del 4 agosto 2013. Tutti i diritti riservati

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