Metà donne e metà uomini: il Senato boccia le quote rosa al 50%

Dalla Rassegna stampa

Quasi due ore di dibattito e poi la bocciatura. A Palazzo Madama, ieri, non è passato l'emendam2h0 dell'Idv alle riforme costituzionali, poi sottoscritto anche dal Pd, che prevedeva per il Senato del futuro un'assemblea composta per metà da uomini e per metà da donne. I no sono stati 155, 108 i sì e 23 gli astenuti. Il testo ha avuto il sì di Idv, Pd, e Terzo Polo, ma non di Francesco Rutelli e Giuseppe Valditara. No da Udc, Lega e Pdl, anche se diverse senatrici hanno votato sì e singoli senatori del Pdl, come Domenico Nania, si sono astenuti, così come hanno fatto anche gli esponenti radicali. Al Senato, però, l'astensione vale come voto contrario. «Di fatto verremmo vincolati a fare una legge per i nominati», è stato il commento di Nania.

Il dibattito è stato acceso e non sono mancate le citazioni, da Nilde Iotti a Susanna Camusso ed Emma Marcegaglia. Il Pdl ha detto no perché, come ha spiegato Andrea Pastore, nel testo non era presente una norma analoga per la Camera e questo avrebbe rappresentato un punto di squilibrio. Inoltre, è stato argomentato, le quote rosa, sono oggetto di altri progetti di legge, ma diverse senatrici del partito sono intervenute a sostegno del testo. «Sarà anche un emendamento demagogico, pretestuoso, propagandistico ma il tema è serio», ha detto Simona Vicari, per la quale la soluzione è una legge elettorale con le preferenze di genere. Anche le colleghe Cinzia Bonfrisco e Maria Elisabetta Alberti Cesellati si sono espresse per il sì, mentre a dire no è stata Adriana Poli Bottone, per la quale «non tutte dobbiamo fare politica necessariamente, possiamo anche dedicarci ad altro a se siamo capaci».

Sì di "struttura" dal Pd, con la capogruppo Anna Finocchiaro che ha spiegato come a suo avviso si potesse intervenire a Montecitorio per equiparare le due Camere. Il leader dell'Api, Francesco Rutelli, invece, ha bocciato l'idea di inserire il tema in un articolo diverso dal 51 della Costituzione. No anche dalla Lega che, con Roberto Calderoli, ha evidenziato che l'emendamento avrebbe avuto una ricaduta sulla legge elettorale.

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