Merkel: "Fuori dall'euro chi non ha i conti in regola"

Dalla Rassegna stampa

La Germania è molto preoccupata del futuro dell'euro. Al punto che, ieri, davanti al parlamento tedesco, Angela Merkel ha detto una cosa che nessun cancelliere prima di lei aveva osato dire: che un Paese che fa parte dell'Unione monetaria europea può esserne espulso se, in modo persistente, non rispetta i parametri finanziari stabiliti dall'Europa.
E la messa in discussione di una certezza - l'impossibilità di lasciare l'euro una volta entrati - che ha guidato le scelte economiche e politiche per più di dieci anni. E il segno dell'allarme che in Germania ha creato la crisi della Grecia e della nuova assertività di Berlino in questo campo. Ed è sicuramente una questione che creerà divisioni, anche impreviste, in Europa. Prima che la cancelliera parlasse, ad esempio, al presidente della Banca centrale europea (Bce) Jean-Claude Trichet era stato chiesto cosa pensasse della possibilità di fare uscire un Paese membro dall'euro. «Non faccio commenti su ipotesi assurde», aveva risposto: non uno scontro, ma per la prima volta governo tedesco e Bce sembrano avere idee diverse in fatto di moneta. Per non creare malintesi, nel discorso al Bundestag Frau Merkel ha detto di non riferirsi ad Atene. "In futuro - ha però sostenuto - abbiamo bisogno di una nuova aggiunta al trattato (presumibilmente quello di Maastricht, ndr) che renda possibile, come ultima istanza, escludere un Paese dall`Eurozona se le condizioni non sono rispettate persistentemente nel lungo periodo».
L'euro, secondo la cancelliera, «sta affrontando la sfida più forte con la quale abbia mai dovuto fare i conti». Necessitano dunque una disciplina più forte e una minaccia più efficace per non minarne la stabilità. In questo è del tutto d`accordo con il suo ministro delle Finanze Wolfgang
Schàuble, il quale aveva già parlato la settimana scorsa della necessità di una norma sulle espulsioni: la misura sarebbe un incentivo ulteriore e forte per convincere chi non è virtuoso a non rischiare una punizione così grave, aveva spiegato.
Un'impostazione che non è destinata a essere presa bene nell'Eurozona. Un amico della Germania come il capo dell'Eurogruppo Jean-Claude Junker - unico tra i leader che guidarono la marcia verso l'Unione monetaria ancora in attività - ha ricordato che il trattato sull'euro non prevede la possibilità di espellere un Paese e, in ogni caso, ha detto di essere contrario a «un passo radicale» del genere.
Più in generale, Berlino incontra già opposizioni soprattutto perché la sua rigidità prefigura il desiderio di non cambiare strategia economica, il mantenimento di una politica fondata su scarsi consumi interni e impegno a conquistare i mercati di esportazione, anche quelli dei partner nell'euro. Ieri, per la seconda volta, la ministra dell`Economia francese, Christine Lagarde, ha invitato la Germania a consumare di più e a non giocare solo la carta dell'export. Frau Merkel ha subito risposto che «in aree dove siamo forti, come le esportazioni, non ci tireremo indietro perché altri ce lo domandano». Anche il governatore della Banca di Francia, Christian Noyer, ha detto che uno dei problemi dell'Europa sta in un Paese che ha «uno sbilanciamento tra consumi e produzione» che gli consente di accumulare grandi surplus commerciali.
 

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