Mercato delle armi sempre florido per l'Occidente dei diritti umani

A guardare i numeri, vien da dire che l'Occidente difende la democrazia con le armi. La lista delle cento maggiori aziende produttrici di materiale bellico - compilata dall'istituto svedese (indipendente) Sipri e resa nota lo scorso 27 febbraio - indica che più del 60% del fatturato globale per armamenti del 2010 - in totale 411 miliari di dollari - è stato realizzato da imprese americane e un altro 29% da aziende europee (Russia compresa). È vero che nel conto non ci sono i produttori cinesi, per mancanza di statistiche. Ma è altrettanto vero che mancano anche parecchie imprese europee con fatturati che non consentono loro di figurare tra le prime cento (la centesima ha registrato vendite per 640 milioni di dollari). Non si va lontano dal vero, dunque, se si dice che l'Occidente della democrazia vende quasi il 90% delle armi mondiali.
Il problema che fa sollevare più di un sopracciglio è che di rado munizioni, caccia, blindati, servizi militari vanno a sostenere la democrazia e a difendere i diritti umani. Come notava ieri Judy Dempsey sull'Herald Tribune, molte delle armi finite nella classifica del Sipri per il 2010 sono probabilmente state usate contro le sollevazioni democratiche della primavera araba nel 2011. La crisi finanziaria in atto, tra l'altro, ha un effetto perverso. Da una parte non limita l'attività dell'industria militare: nel 2010 le cento maggiori aziende del settore hanno aumentato il fatturato dell'uno per cento rispetto all'anno prima ma del 60% rispetto al 2002. Dall'altro, spinge le imprese e i loro governi a cercare nuovi mercati emergenti, soprattutto nell'Asia centrale oltre che nel Medio Oriente: i Paesi. europei, infatti, tagliano le spese militari e cercano di compensare la caduta di ordini con nuovi contratti di fornitura a regimi spesso dittatoriali.
La contraddizione occidentale tra la logica politica - cioè la richiesta sempre più pressante di rispetto dei diritti umani - e la logica commerciale - cioè il sostegno alle aziende di armamenti e all'occupazione che creano - prima o poi scoppierà con fragore. Non è sempre detto che la democrazia si difenda sulla canna del fucile.
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