Il meraviglioso mondo della "transpolitica"

Dalla Rassegna stampa

Non solo antipolitica. Sempre di più, in ogni occasione elettorale della nostra postmodernità, si rinnova l'appuntamento con una sorta di riedizione continua della «fantasia al potere», una «politica Ogm», geneticamente modificata per sbeffeggiare singoli avversari o apparati partitici, ma anche per incidere direttamente sull'opinione pubblica.

Lo abbiamo appena visto nel fiorire di reinvenzioni e parodie contro Sarkozy circolate sul «Réseau» (come i francesi chiamano il Web), dal Pacman (il famoso e archetipico videogame dell'Atari), con Hollande che si mangia Sarkò, al «film di congedo» di quest'ultimo, dove nei titoli di coda scorrono i nomi dei «plutocrati», i grandi ricchi che avevano sostenuto l'ascesa dell'ex presidente della rupture. Siamo un po' nel genere «Davide contro Golia», dove il gigante coincide, naturalmente, con la formidabile potenza di fuoco dello spin doctoring e del marketing politico-elettorale divenuto il vero primattore delle campagne per l'elezione dei candidati. E poi, via via, la creatività dissidente virale e via Internet ha preso slancio, per criticare innanzitutto, ma anche, alla fin fine, come freccia in più nella faretra di certi candidati contro quegli altri che vengono più efficacemente bersagliati dal popolo della Rete (come documenta, tra gli altri, l'attentissimo blog Nomfup, specializzato su queste tematiche).

«Davide contro Golia», precisamente perché chi di comunicazione colpisce, di comunicazione perisce. Capitò a quel mago della comunicazione che era Tony Blair, il cui cognome, dopo lo scoppio della guerra in Iraq, venne storpiato, all'interno di finti manifesti elettorali, in «b-liar», «bugiardo», e ritratto belle fattezze temibili e inquietanti del Penguin acerrimo rivale di Batman. E successo, in Italia, con la saga di Alemanno e la nevicata su Roma. C'era, allora, da una parte, la comunicazione «ufficiale» delle televisioni generaliste coni loro talkshow, a cui si era principalmente affidato il sindaco romano e, dall'altra, tutto un proliferare di falsi Twitter del sindaco che invitava a evacuare la città (impartendo istruzioni dopo una presunta «fuga» a Milano), di battute rimbalzate da un account Facebook all'altro, di finti video e parodie più o meno feroci, fino alla rivisitazione della canzone-tormentone di Lady Gaga Alejandro, convertita in Alemanno dalla blogger Sora Cesira. Mentre, dalla parte opposta della barricata, e qualche tempo prima, sempre sulla Rete aveva spopolato un altro celebre video parodistico, questa volta a favore, ovvero «Il meraviglioso mondo di Pisapie», risultato un'efficientissima arma a disposizione degli agit-prop della «rivoluzione arancione» milanese.

Per spiegare questa esplosione di «politica internettiana creativa» si può, così, fare ricorso a un aspetto di lunga durata: ovvero, la tradizione dello sberleffo nei confronti del potere e dei suoi esponenti che costituisce, da tempo quasi immemora- bile, una delle componenti essenziali della cultura popolare (che oggi potremmo anche chiamare, senza particolari problemi, «pop»), chiaramente riveduta e corretta in chiave di immaginario postmoderno (come certi manifesti anti-finanza del movimento Usa di Occupy Wall Street che fanno il verso a Obama). Ma, a ben guardare, questi fake e falsi rappresentano, giustappunto, anche la manifestazione di un fenomeno che, per mezzo del Web, sta reinventando, in maniera liquida, l'«impegno civile».

Due studiosi di mass media, Derrick de Kerckhove e Vincenzo Susca, l'hanno ribattezzato «transpolitica», e consiste, in buona misura, proprio in una «sovversione» creativa e simbolica di messaggi e contesti politici (di marca decisamente situazíonista), fatta circolare via Web, costruendo una comunità e, talvolta, arrivando a supportare e fornire linfa creativa a un'opposizione organizzata (come nella Russia di Putin). Insomma, fantasia come contropotere e ironia dissacrante rigorosamente da non confondere con il «burlesque» recentemente (e inopinatamente) entrato nel lessico politico - capaci di rimbalzare sui media generalisti e di generare così non soltanto flussi di comunicazione, ma anche di beffarda «coscienza politica». In attesa, chissà, che la fantasia al potere ci arrivi davvero - magari, come hanno pensato i nostri vicini transalpini, proprio sotto le sembianze di Mr. «Normal» Hollande...
 

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