Meno vertici e più voti in Parlamento

Dalla Rassegna stampa

Vertici, incontri, summit, cabine di regia, colloqui, cene, maldipancia. Quando in una comunità si fa indigestione di riunioni significa che tutto il resto non funziona. È un po' quello che sta accadendo nel Pdl e nella Lega. Non passa giorno che qualcuno si raduna per fare il punto della situazione. Va tutto bene, ma dobbiamo chiarirci. Maroni e Calderoli sono come fratelli, ma intanto via Bellerio da qualche tempo fa più traffico di un centro congressi. Scajola e Tremonti, con il mal di pancia, vanno e vengono dalle case di Berlusconi. Tutto a posto? Direi di sì, ma serve una discontinuità. Tutto a posto? Silenzio, sorriso, sberleffo tremontiano, ma c'è quella questioncina di Bankitalia che non si sblocca. I responsabili dopo aver disertato il voto per una serie di contrattempi e disgrazie a catena, neppure fossero la controfigura sonora di Ridolini, si riuniscono immediatamente per capire come butta il tempo.

Sbagliano e fanno vertici. Arrivano in ritardo e fanno vertici. C'è la crisi e fanno vertici. I vertici poi diventano cene, perché dopo tanto parlare viene pure fame. E dopo le cene restano i maldipancia. Insomma, qui o si impara a digiunare, vedi Pannella, o si va via di Maalox, le cause restano, ma almeno ci si salva dai disturbi gastrici.

Il guaio è che la maggioranza rischia di implodere di parole. Tutte chiacchiere per non fare i conti con le paure e le ambizioni personali. Non è quello di cui ha bisogno il governo e che in fin dei conti sta consumando anche la pazienza del Cavaliere. Quello che ci vuole è un mandato pieno ad Alfano per tenere a freno le ambizioni private dei «caporali» e un Berlusconi meno impegnato nella giostra dei vertici.

Il partito delle cene è indigesto perfino in un reality show gastronomico. Oltretutto qui ogni cena s'improvvisa corrente. Basta che quattro persone si siedano intorno a una matriciana che già si sentono i leader di un partitino. Se poi l'abbuffata si allarga a una tavolata subito si materializza il fantasma, grasso, della nuova Dc o del partito santo dei cattolici vescovili. Ma andatevi a far benedire.

Quello che manca, purtroppo, è il voto. Se i parlamentari della maggioranza parlassero e cenassero di meno si sentirebbero più leggeri quando c'è da lavorare alla Camera o al Senato. La lentezza dei ritardatari al voto di martedì non si spiega forse anche con maldipancia improvvisi? Dieta. Anche perché tutti i berlusconiani in fibrillazione dimenticano una questione banale. Ma senza il Cavaliere i voti chi li porta e chi li prende? Scajola e gli altri rischiano tra un po' di cenare, da soli, in qualche casa.

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