Meno male che c'è un giudice a Taranto...

Dalla Rassegna stampa

Intervenendo alla camera dei deputati per motivare l'astensione dei radicali sul decreto Taranto ho detto che quanto sta accadendo è paragonabile al crollo del muro di Berlino con la politica che vive tutto ciò come una fase di passaggio mentre è un momento di rottura.

La magistratura pone un problema ambientale sulla base di perizie epidemiologiche e chimiche che documentano da un lato la compromissione della salute dei cittadini di Taranto, dall'altro l'inadeguatezza delle tecnologie degli impianti Ilva a rispettare tutta una serie di limiti alle emissioni di sostanze nocive.

Ma la politica fa buon viso a cattivo gioco. Il decreto Taranto destina alla bonifica della città solo 1/3 dei 336 milioni di euro stanziati perché il resto va a opere di infrastrutturazione portuale. Eppure stiamo parlando di un'area inquinata vastissima, 100mila ettari di superficie che richiederebbe anche la messa in sicurezza d'emergenza della falda acquifera, opere per le quali si potrebbe riconvertire la mano d'opera in esubero. Pannella da tempo propone un salario minimo garantito e l'abolizione di tutte le casse integrazioni. Laddove si è fatto scempio di legalità si istituisce poi l'ennesimo Commissario straordinario di governo che opererà in deroga a ogni disposizione di legge (senza contare che già esiste un Commissario straordinario per il porto) e con risorse prelevate dal fondo per il dissesto idrogeologico!

Né il decreto prevede che la nuova Autorizzazione Integrata Ambientale (Aia) imponga ad Ilva l'adozione delle migliori tecnologie in assoluto e non, come avvenuto finora, le migliori tecnologie disponibili, in base cioè alla disponibilità economica del gruppo Riva.

Il ministro Clini, che adotterà la nuova Aia entro il 30 settembre, in buona sostanza considera gli effetti sulla salute riscontrati come il risultato dell'inquinamento del passato, mentre la perizia depositata al Tribunale di Taranto nell'ambito del processo all'Ilva ha dimostrato effetti sulle patologie tumorali anche per i bambini, ma anche e soprattutto, sulle patologie cardiache e respiratorie per le quali il tempo di latenza non è così lungo come per i tumori. «L'esposizione continuata agli inquinanti dell'atmosfera emessi dall'impianto siderurgico ha causato e causa nella popolazione fenomeni degenerativi di apparati diversi dell'organismo umano che si traducono in eventi di malattia e di morte», hanno concluso i peri- ti.

La Convenzione di Aarhus, di cui il nostro Paese è parte, prevede l'accesso tempestivo del pubblico alle informazioni sull'ambiente detenute dalle autorità pubbliche. Eppure, alcuni giorni fa, nel corso del convegno annuale del "Progetto Sentieri" alla presenza dei ministri Clini e Balduzzi sono stati presentati i risultati della prima fase dello studio Sentieri, relativi al periodo 1995-2002, peraltro già presentati il 9 novembre 2011, mentre non sono stati divulgati al pubblico quelli più recenti che pure sono agli atti della Procura già dal 30 marzo 2012. Come mai? I dati più recenti, hanno spiegato, saranno divulgati verso la metà di ottobre dopo la loro pubblicazione su una rivista scientifica!

Si sta insomma guadagnando tempo per trovare una soluzione politica per Ilva, magari attraverso una nuova Autorizzazione Integrata Ambientale che rischia di essere compiacente con gli interessi dei Riva, una resa al ricatto occupazionale e inadeguata alla gravità dell'emergenza ambientale e sanitaria in atto. Quando - prima di deliberare o per deliberare in un senso prestabilito si nega la conoscenza ai cittadini, non solo si delegittimano le istituzioni, si arrecano anche ai cittadini di Taranto danni peggiori di quelli già provocati alla loro salute dall'inquinamento industriale della città.

La bocciatura da parte della Procura, in linea con quella dei custodi dell'Ilva nominati dal Tribunale, del piano di messa in sicurezza presentato dai Riva, è l'ultima conferma della serietà degli atti giudiziari a tutela dell'ambiente e della salute di questa città. Meno male che "c'è un giudice a Taranto" che ci ha fatto aprire gli occhi e capire che è scaduto il tempo di una politica industriale obsoleta legata a un'idea di sviluppo insostenibile.

© 2012 L'Unità. Tutti i diritti riservati

SEGUICI
SU
FACEBOOK