Meno insulti più programmi

Domenica e lunedì quasi 13 milioni di elettori andranno a votare per rinnovare le amministrazioni delle proprie città e Province: una consultazione che interesserà alcuni tra i più importanti centri urbani, Milano, Torino, Bologna e Napoli in testa. Secondo una sequenza ormai classica, i leader nazionali partecipano alla campagna elettorale per tirare la volata ai candidati del loro schieramento politico, trasmettendo all'appuntamento un'inevitabile valenza nazionale. Arrivati agli ultimi decisivi giorni della vigilia, però, il tono del confronto finisce per toccare i soliti acuti, diventa scontro aperto e i contenuti ciò che dovrebbe interessare veramente chi è chiamato a scegliere il proprio amministratore locale per i prossimi cinque anni - vengono sommersi da un insopportabile scambio di accuse reciproche e insulti. Perché, almeno stavolta, non si prova a frenare questo processo degenerativo permettendo agli elettori che andranno ai seggi di ascoltare dalla voce dei candidati non slogan ma proposte, programmi e progetti per il territorio? C'è ancora la possibilità di mettere in scena una competizione adeguata alla serietà dei problemi da risolvere. L'auspicio è, insomma, che la campagna elettorale finisca in modo migliore di come è cominciata. Il tempo non è ancora scaduto.
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